Dopo ore di azione diplomatica, nella notte fonda di Ginevra, intorno alle tre, è arrivato l’annuncio: l’accordo tra le potenze mondiali del cosiddetto 5+1 (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania) e l’Iran sul nucleare è stato raggiunto. Un parto lungo e travagliato, con molti stop e diverse tensioni, che alla fine ha fruttato un documento di quattro pagine, in cui Teheran dà la sua piena disposizione a interrompere le operazioni di arricchimento di uranio oltre il 5% e di smaltire, neutralizzandolo, l’uranio già precedentemente arricchito al 20%.
In cambio, le potenze mondiali, non imporranno ulteriori sanzioni allo stato mediorientale, che subirà, tuttavia, alcuni controlli per essere sicuri che non vi è stata produzione di armi atomiche. Allora potrà anche cessare l’embargo sull’esportazione di petrolio. L’intesa ha dello storico. Sono oltre dieci anni, infatti, che la questione dell’arricchimento da parte degli scienziati iraniani, dell’uranio genera tensioni e scontri su tutto il panorama internazionale. “Un primo passo importante che apre la strada ad un’intesa generale entro sei mesi”, ha commentato il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che ha però minacciato di più sanzioni l’Iran, qualora dovesse venir meno agli impegni presi.
L’accordo, tuttavia, lascia parecchio scontento Israele, che, per bocca del suo ministro per le Questioni strategiche, Yuval Steinitz, dimostra tutto il suo disappunto per un’intesa “cattiva”, che minerà la possibilità di “raggiungere una soluzione definitiva adeguata”. Obama ha comunque rassicurato gli alleati israeliani, impegnandosi in prima persona perché si raggiunga il risultato sperato in maniera del tutto pacifica. L’accordo raggiunto a Ginevra con l’Iran rappresenta “un errore storico”.
“Il mondo è oggi più pericoloso”. Lo afferma, secondo Haaretz, il premier israeliano Benyamin Netanyahu, aprendo la seduta settimanale del consiglio dei ministri. “Israele non è vincolato’’ dall’accordo raggiunto oggi dall’Iran con i paesi del 5+1. A dirlo alla radio militare il ministro per l’Economia israeliano Naftali Bennett. ‘’Se Israele si vedrà minacciato dall’Iran, avrà il pieno diritto di difendersi’’, ha sottolineato Bennett. Prendendo invece implicitamente le distanze dal premier Netanyahu, il presidente israeliano Shimon Peres ritiene che esso abbia solo un carattere transitorio: ”Il suo successo o il suo fallimento andranno giudicati sulla base dei fatti, non di parole”.
L’Iran continuerà dunque con il suo programma nucleare, ma con dei paletti rigidi, per scongiurare un armamento improprio del Paese. Sempre secondo l’accordo di Ginevra, inoltre, Teheran otterrà accesso a un fondo di circa 4,2 miliardi di dollari, secondo quanto riportato dall’agenzia iraniana Isna, probabilmente derivanti dalla vendita di greggio, congelati all’interno di istituti di credito asiatici, come primo segnale dell’allentarsi della corda delle sanzioni.