La corsa elettorale di Renzi, Cuperlo e Civati sta per giungere al capolinea. L’otto dicembre è sempre più vicino e allora si saprà chi sarà il nuovo segretario del Partito Democratico. Intanto il partito, ufficializza le percentuali di voto dei circoli. Il sindaco di Firenze vince, pur senza stravincere, con il 45,3%, davanti a un agguerritissimo Gianni Cuperlo, 39.4% e a Pippo Civati 9,4%.
I tre candidati, in quello che rappresenta il vero e proprio ultimo atto del confresso del Pd non se le sono certo risparmiate. Né hanno risparmiato il premier, Enrico Letta dalle critiche. Particolarmente aspro il confronto tra Renzi e Cuperlo, andati in attrito su più punti. A iniziare la Bagarre è il candidato supportato da Pierluigi Bersani, che attacca Renzi sul fronte dell’identità del partito, sul fatto che il favorito alla vittoria finale abbia spesso fatto volutamente a meno del popolo dei militanti democratici, la vera identità del pd, che “non è la faccia buona della destra, ma la sinistra”. E, giusto per non farsi mancar nulla, ci è anche andato giù pesante in merito alla possibilità di Renzi di continuare a fare il sindaco e contemporaneamente il segretario.
Pronta la replica del candidato toscano che ribadisce: “Ha ragione Gianni Cuperlo – sostiene- a dire che non siamo il volto buono della destra, ma non possiamo essere neppure il volto peggiore della sinistra, quello che non ha fatto il conflitto di interessi e che ha mandato a casa Prodi”. Poi la controversa affermazione: “Se i banchieri non vengono alla primarie io sono contento: facciano il loro lavoro di banchieri, cioè diano i soldi in prestito agli artigiani, facciano bene il loro mestiere”.
Più pacato nei toni Pippo Civati, che ha battuto ancora sul voto e sulla legge elettorale, perché “di là sono spaccati, noi siamo invincibili. E non per votare le persone, ma per fare le cose”.
Assente il premier, ha comunque mandato un messaggio all’assemblea “Il Pd è l’anima della missione di condurre il Paese fuori dalla crisi – ha detto – Le primarie sono la risposta a chi non altri argomenti che il populismo rabbioso”. Un discorso recepito dai candidati, ma che non ha risparmiato Letta da critiche, come quando, Matteo Renzi, rivolgendosi proprio al premier ha detto che questo governo, che avrà fino alla fine l’appoggio dei Democratici, ma che ha ampiamente abusato della pazienza del partito, o comunque di parte del partito. “Il governo ha usato molto della nostra lealtà e pazienza – dice Renzi – oggi è il momento di dire con forza che deve usare le nostre idee per essere efficace nelle scelte di politica economica, nelle riforme istituzionali, ma non faremo sgambetti”.