Tra commercio e turismo, sono “oltre 60mile” le aziende chiuse nei prime dieci mesi dell’anno. Mentre “continua il tracollo della moda: hanno chiuso mille negozi al mese”. Dati di Confesercenti che in un quadro di sofferenza, in particolare al Sud, rileva anche “un segnale positivo: nel quinto bimestre dell’anno ripartono le nuove aperture”, il 66% in più tra settembre e ottobre rispetto ai due mesi precedenti, con 4.560 nuove imprese nel commercio e 3.067 nel turismo. Il 40% dei nuovi imprenditori è un giovane.
“Nei primi dieci mesi del 2013, nei due settori, ci sono solo due aperture ogni tre chiusure”, indica Confesercenti: così in dieci mesi c’è “un saldo negativo di poco superiore alle 22mila unità”. mentre è allarme fisco: “gli imprenditori sono preoccupati per l’arrivo della Tares nella maggior parte dei comuni italiani, potrebbe essere la caporetto dei negozi di vicinato, soprattutto per le attività di somministrazione come Bar e Ristoranti”. Tra commercio e turismo, “vanno male tutti i settori ma, in particolare, continua il tracollo della moda: dall’inizio dell’anno ad ottobre si sono registrate 9.803 cessazioni di attività nell’abbigliamento, tessile, calzature e accessorie, per un ritmo di quasi 1000 chiusure al mese”; mentre “nel settore un tempo il più florido del commercio italiano si sono registrate nel 2013 solo 4.473 nuove aperture, per un saldo negativo di 5.330 unità”. A soffrire “sembrano essere soprattutto le regioni del Sud, dove i due settori registrano i risultati peggiori, in Sicilia e Campania in particolare”. Ma “c’è un segnale positivo: nel quinto bimestre del 2013 ripartono le nuove aperture. Tra settembre e ottobre del 2013, infatti, hanno avviato un attività nei due settori 7.627 imprese.
Un dato il 66% superiore alle 4.594 nuove iscrizioni totali registrate tra luglio ed agosto, ed il secondo risultato più elevato dell’anno. Aumentano, però, anche le chiusure: nel quinto bimestre sono state più di 10.294, il 18% in più rispetto al numero di cessazioni registrato nei due mesi precedenti”. “L’emorragia di imprese – commenta Confesercenti – non si ferma, anche se si evidenzia qualche piccolo segnale di speranza. Commercio e turismo sono schiacciati dalla crisi dei consumi interni, che è il segno distintivo di questa recessione italiana e che – insieme a una deregulation degli orari e dei giorni di apertura delle attività commerciali che non ha eguali in Europa, e che favorisce solo le grandi strutture – sta continuando a distruggere il nostro capitale imprenditoriale” Intanto, rileva Confesercenti, la crisi sta anche “portando a un rapido rinnovamento generazionale: il 40% delle nuove imprese di Commercio e Turismo è giovanile. E’ la dimostrazione della voglia di non arrendersi dei nostri ragazzi che, di fronte a un tasso di disoccupazione dei giovani che macina record su record, scelgono la via dell’auto-impiego”. E “adesso – chiede l’associazione imprenditoriale – cerchiamo di tenerli sul mercato, in primo luogo evitando batoste fiscali, a livello nazionale o locale”.
Il settore del commercio al dettaglio registra, da gennaio ad ottobre 2013, 39.019 chiusure di impresa e 22.768 nuove aperture, per un bilancio negativo in rosso di 16.251 unità. In particolare, le imprese della distribuzione commerciale alimentare registrano 5.670 cessazioni, 3.802 aperture e un saldo negativo di 1.868 imprese. Male anche i negozi non alimentari: per loro, nei primi 10 mesi dell’anno, ci sono state 22.349 cessazioni e 18.966 aperture, lasciando sul campo 16.251 imprese. Considerando sia il Food sia il No Food, il saldo peggiore si registra in Sicilia (-2.113 imprese). Moda, la crisi non si ferma: caldo, outlet e liberalizzazioni portano a risultati negativi in ogni Regione. In Campania (-756), Lazio (-613) e in Sicilia (-547) i saldi peggiori.
Particolarmente grave appare la situazione del commercio al dettaglio di abbigliamento, tessile e calzature. La Campania appare essere la più colpita: nei primi 10 mesi del 2013 la regione ha registrato 1568 chiusure e 812 aperture, per un saldo negativo di 756 imprese. Seguono, nella classifica dei risultati peggiori, Lazio (saldo a -613) e Sicilia (-547). Il bilancio del turismo: 21.463 chiusure in 10 mesi, saldo negativo per 5.773 unità. In Sicilia (-596), Piemonte (-567) e Lazio (-552) i risultati peggiori. Anche per le imprese attive nell’alloggio e e nella somministrazione, tradizionalmente considerate afferenti al turismo, il 2013 è stato finora un anno molto difficile. Da gennaio ad ottobre ci sono state 21.463: un dato che nemmeno le 15.690 nuove aperture sono riuscite a correggere, portando a un saldo finale in perdita di 5.733 attività. Anche in questo caso, la perdita più pesante si registra in Sicilia, dove 1.272 imprese chiuse spingono il bilancio in rosso di 596 unità. Nemmeno la somministrazione riesce ad invertire la tendenza: complessivamente nei primi 10 mesi del 2013 hanno chiuso i battenti 9.354 bar e 10.250 ristoranti, ad un ritmo – rispettivamente – di 34 e 31 chiusure al giorno. Anche in questo caso è la regione Sicilia che subisce l’andamento peggiore: le chiusure sono state 678 per un saldo negativo di 323 unità per quanto riguarda i ristoranti, mentre tra i bar le cessazioni sono state 514 per un dato finale di -221. In totale, quindi, nell’Isola scompaiono 554 imprese della somministrazione.