Dieci persone, nove albanesi e un romeno, sono stati fermati nella tarda serata di ieri dalla squadra mobile di Terni. Sono accusati di un centinaio di furti in abitazione nella cittadina umbra.”Andiamo a prendere un caffè?”: era questo, secondo la polizia, il linguaggio in codice con il quale preannunciavano ogni colpo, le dieci persone sottoposte a fermo dalla sezione anti rapina della squadra mobile di Terni con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata ai furti in abitazione e al riciclaggio.
Si tratta di nove albanesi, tra cui una donna considerata uno dei due capi del gruppo, e di un romeno, tutti tra i 18 e i 45 anni. Un altro albanese, anche lui ritenuto parte dell’associazione, è ricercato, ma potrebbe aver lasciato il territorio nazionale (come, probabilmente, si stavano preparando a fare anche i fermati). In base a quanto riferito stamane nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche il questore Carmine Belfiore e il procuratore capo Cesare Martellino, l’associazione era guidata, oltre che dalla donna (una casalinga di 38 anni) anche da un connazionale di 41 anni, regolarmente assunto presso un fornaio di Narni dove non ha mai effettivamente lavorato.
Ognuno degli altri otto fermati, tra cui quattro clandestini, aveva un ruolo ben definito nell’organizzazione e solo una parte tra questi avrebbe compiuto materialmente i furti, in media cinque al giorno e sempre di sera. Nel corso dell’operazione – denominata “Coffee hurts” proprio per il linguaggio in codice utilizzato dal gruppo – è stata sequestrata numerosa refurtiva, principalmente monili, cellulari, computer, orologi e apparecchi tecnologici, frutto di oltre un centinaio di furti perpetrati in altrettante abitazioni sia del centro sia della periferia della città. Dalle indagini, iniziate diversi mesi fa e coordinate dal sostituto procuratore Raffaele Pesiri, è emerso che il gruppo programmava e portava a segno i colpi con particolare attenzione, cambiando spesso le utenze dei cellulari con le quali comunicava, usando auto di proprietà di amici e non rubate e incontrandosi sempre in luoghi diversi.
Il piazzamento della merce, è stato inoltre accertato, avveniva poi sempre a Terni per mano degli arrestati o di connazionali compiacenti, mentre un’altra parte veniva inviata in Albania. Due ingenti sequestri sono stati portati infatti a termine a Roma e a Bari, dove la refurtiva era pronta ad essere spedita. Sequestrata, oltre a materiale per lo scasso, anche una pistola giocattolo, ma priva del tappo rosso. Le foto della refurtiva verranno inserite da lunedì nel sito della polizia di Stato alla voce “oggetti rubati” per l’eventuale riconoscimento da parte delle vittime.