Una bozza d’accordo da parte dei sindacati si trova in discussione nella trattativa in corso in Prefettura a genova sulla vertenza Amt. I dipendenti hanno scioperato per il quarto giorno consecutivo e si avviano verso il quinto. Motivo del contendere l’ipotesi di privatizzazione dell’azienda. Secondo quanto riferito da alcuni sindacalisti, il documento prevede l’impegno della Regione a rendere operativa la nuova legge regionale sul trasporto pubblico locale entro 13 mesi con un piano di investimenti e la costituzione dell’Agenzia regionale del trasporto pubblico locale.
I lavoratori chiedono inoltre l’impegno del Comune a mettere nelle casse di Amt 4,3 milioni di euro nel 2014 e a recuperare 4 milioni dall’interno dell’azienda, attraverso una riorganizzazione che non deve toccare né gli stipendi né gli orari di lavoro dei dipendenti. Ma anche se dovesse essere raggiunto l’accordo questo deve comunque essere sottoposto all’approvazione dei dipendenti Amt attraverso l’assemblea già convocata per sabato mattina alla Sala Chiamata del Porto.
La giornata di scioperi, intanto, ha visto un manifestante di eccezione a Genova: Beppe Grillo ha partecipato alla protesta dei dipendenti. “La vostra lotta è un segnale importante – ha detto il leader del Movimento Cinque Stelle -. È una battaglia epocale che deve partire da qui per estendersi a tutta Italia. Sarà una lotta all’ultimo sangue: ci giochiamo tutto da Genova”.
Secondo Grillo “questa battaglia riguarda la concezione che abbiamo della mobilità e del trasporto pubblico. Ci giochiamo tutto da Genova. I trasporti, il gas, l’acqua sono beni pubblici che non possono essere svenduti”. L’obiettivo del discorso di Grillo sono le privatizzazioni con le quali “si cedono pezzi di storia dell’Italia, si svende una cultura con il suo linguaggio. Abbiamo perso l’alimentare, la chimica, la nautica, tutti pezzi storici del Paese. C’è gente che si è svegliata di notte e si è svenduta la Telecom in una notte”.
Grillo ne ha anche per Letta: “Non è stato eletto e non è in grado e non può vendere nulla che non gli appartiene. Queste strutture, queste aziende – ha concluso – appartengono a tutti i cittadini italiani”.
L’Amt anche nella giornata di venerdì non ha effettuato nessun servizio: il bandolo della matassa è una delibera del comune di Genova con cui , secondo i dipendenti, si apre il varco per l’ingresso dei privati nella società.
Giovedì sera il sindaco Marco Doria e i rappresentanti sindacali hanno provato a raggiungere un accordo, ma i rappresentanti dei lavoratori hanno rifiutato le richieste del sindaco sui sacrifici economici per far quadrare i conti del 2014. Adesso si riproverà nuovamente con la bozza d’accordo presentata dai sindacati.
“Genova è la scintilla di un incendio che si espanderà in tutta Italia”, ha minacciato il sindacalista della Faisa/Cisal Andrea Gatto. E già ai genovesi si sono uniti i lavoratori romani dell’Atac, con una delegazione di tramvieri arrivato nel capoluogo ligure.
La protesta è stata abbastanza pacifica, con la polizia a monitorare le strade e i lavoratori dritti per la loro strada: gli sviluppi di questa manifestazione potrebbero avere risvolti internazionali.
Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, invita i responsabili a una “fattiva riflessione a livello locale e nazionale, perché il lavoro di tantissime famiglie non vada in fumo, perché sappiamo che senza lavoro non c’é dignità”. Interpellato dai giornalisti ad Ancona, dove partecipa al Convegno ecclesiale regionale, Bagnasco ha aggiunto: ”le preoccupazioni sono molto grandi, continuo a ricevere informazioni anche oggi dalla città, specialmente per quanto riguarda l’Amt, ma ho l’impressione che si vogliano aggregare a questa protesta anche realtà in crisi, e questo desta preoccupazione”.