Titolari di piccole imprese avrebbero utilizzato affiliati alla mafia per il recupero di presunti crediti vantati con terzi. È quanto emerge da un’ indagine dei carabinieri del comando provinciale di Catania, che stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare per estorsione e rapina nei confronti di indagati ritenuti vicini alla cosca Laudani, intesi mussi i ficurinia.
Nove di loro sono stati arrestati. Tra i destinatari dei provvedimenti, richiesti dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Catania, anche alcuni imprenditori. All’operazione, attuata nella provincia etnea, hanno partecipato oltre un centinaio di carabinieri.
Il provvedimento restrittivo riguardava undici persone, ma due si sono rese irreperibili. L’inchiesta è partita dopo le denunce presentate da alcune vittime di estorsione.
A finire in manette sono stati:
- Filippo Anastasi, 33 anni, di Aci Castello (CT);
- Stellario Fileti, 46 anni, di Aci Catena (CT);
- Antonino Fosco, 32 anni, di Tremestieri Etneo (CT);
- Gianluigi Antonio Partini, 27 anni, già detenuto per altra causa;
- Omar Scaravilli, 32 anni, di Catania;
- Giovanni Spina, 49 anni, di Zafferana Etnea (CT);
- Domenico Indelicato, 46 anni, di Pedara (CT);
- Luca Agatino Pellegriti, 39 anni, di Adrano (CT);
- Nunzio Spanò, 30enne, di Bronte (CT).
La prima vittima, un imprenditore edile di Mascalucia (CT), nel luglio del 2011, ha subito prima una rapina di un proprio mezzo, poi una aggressione e gravi lesioni personali ad opera di Filippo Anastasi e Antonino Fosco, i quali agivano per costringerlo a pagare un presunto debito di 25.000 euro nei confronti dei piccoli imprenditori Giovanni Spina e Domenico Indelicato.
La seconda estorsione, consumata almeno sino al luglio del 2010, riguarda il titolare di una fabbrica di fuochi d’artificio di Santa Venerina (CT) che è stato avvicinato da Gianluigi Partini, Stellario Fileti e Omar Scaravilli che, dopo averlo derubato di un grosso quantitativo di articoli pirotecnici posti sotto sequestro, pretendono che pagasse 15 mila euro per la riconsegna del materiale. La vittima era costretta a pagare 8 mila euro e a consegnare ai suoi aguzzini anche 17 bancali di fuochi di artificio.
Omar Scaravilli nel maggio del 2010 ha costretto un imprenditore edile di Valverde a pagare “la messa a posto” di 9 mila euro e un “pizzo” mensile di 6 mila euro.
Sempre Omar Scaravilli, a maggio del 2013, insieme a Luca Agatino Pelleriti e Nunzio Spanò hanno preso di mira un imprenditore dolciario di Bronte, che era stato costretto, attraverso numerose minacce a ritirare l’istanza di fallimento presentata nei confronti di una ditta riconducibile ad uno dei tre soggetti per un debito di circa 400 mila euro.
Nell’ordinanza si fa anche riferimento ad un episodio di aggressione al titolare di una trattoria commesso da Antonio Fosco e Omar Scaravilli, motivato da banali questioni sull’orario di prenotazione di un tavolo, le cui indagini sono state condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Catania.
Per la prima volta sono state disposte ordinanze custodiali in carcere, nonostante l’incensuratezza degli indagati, nei confronti altresì di piccoli imprenditori che avevano fatto ricorso all’intervento dei mafiosi per ottenere la restituzione dei loro crediti.
Gli arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati tradotti presso il carcere di Catania-Bicocca in attesa dell’interrogatorio di garanzia che si svolgerà nei prossimi giorni.
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