È ancora una volta il giorno di Anna Maria Cancellieri. Il Parlamento discuterà la sfiducia al ministro della Giustizia, chiesta formalmente dal Movimento 5 stelle dopo le intercettazioni emerse nell’ambito dell’inchiesta FonSai, che vede coinvolta la famiglia Ligresti, a cui il ministro non ha negato la propria vicinanza.
Non si prevedono colpi di scena, il voto è palese e non ci dovrebbero, dunque, essere franchi tiratori. Si attende il no, secco, di M5S, Sel oltre che della LegaNord. Sì, invece, da buona parte di entrambe le aree nate dal Pdl: Forza Italia e Nuovo centrodestra, da sempre garantisti. Resta da vedere quanti all’interno del Pd seguiranno il pensiero di Matteo Renzi e daranno l’ok alla sfiducia e quanti ascolteranno il premier Letta e il Capo dello Stato, difendendo la Guardasigilli. Da parte sua il ministro ha già riferito alle Camere, ribadendo, come già fatto settimane fa, che si sarebbe dimesse qualora avesse avuto dubbi sulla regolarità della sua azione.
LA DISCUSSIONE ALLA CAMERA – Il deputato del Pd, Walter Verini, ha parlato di un attacco deliberato al governo. Pronta la risposta di Renata Polverini, che ha fatto riferimento alla “schizofrenia” del Pd, con un “tritacarne mediatico” che avrebbe coinvolto il ministro, di cui crede alla buona fede. Voto No alla sfiducia anche da parte di Fratelli d’Italia. Ribadisce il Sì della LegaNord Nicola Molteni.
Anche Nuovo centrodestra è per il No, con Cicchitto che attacca la demagogia del Parlamento e si scaglia contro il sistema delle intercettazioni. “Non c’è reato, non ci sono indagati, ma tutti conosciamo le telefonate del ministro e così non dovrebbe essere – dice l’ex Pdl -. Sfido qualunque ministro, di questa o di altre legislature, a poter garantire su tutte le proprie telefonate”.
Renato Brunetta, Fi: “Questo è solo un attacco politico al governo, il M5s ha agito legittimamente, come un partito d’opposizione, e quella di oggi è una trisfe fiducia di Pirro. Né noi di Forza Italia, che votiamo la fiducia serenamente e convintamente, né i cinquestelle, minano la stabilità del governo, è il Pd che è nemico di se stesso”.
Il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, invece, difende il suo partito e tira in ballo Berlusconi: “Abbiamo visto di cosa è in grado il centrodestra e ne vedremo nelle prossime settimane, quando si discuterà della decadenza dell’ex premier”. Poi, criticando la telefonata in oggetto, dice: “Il ministro avrebbe dovuto dire ‘farò il massimo nel rispetto della mia funzione’ e non ci sarebbe stato problema alcuno. Così si è data un’idea sbagliata al Paese, quella che si sia favorita una famiglia di potenti, non delle persone normali”.
Particolare scalpore ha destato la posizione di Pippo Civati, Pd, che pur “allineandosi” al voto del suo partito ha ritenuto “un ricatto” quello del premier Letta.
Concluse le operazioni di voto alla Camera, netto il No alla sfiducia, con 405 voti contro i 154 Sì.