Soltanto due mila voti separano Gianni Cuperlo da Matteo Renzi in Sicilia. Due mila voti che hanno portato alla vittoria il candidato bersaniano. Due mila voti persi nella sola provincia di Enna, in cui il sindaco di Firenze ha perso la sfida che gli aveva lanciato Mirello Crisafulli, leader indiscusso e indiscutibile dei Democratici ennesi.
“Ma l’8 dicembre lo batteremo”, promette il renziano siciliano della prima ora, il deputato Davide Faraone. “Crisafulli controllerà anche gli iscritti al partito – prosegue – ma la vera forza di Matteo è nella gente, nella società, nei cittadini e negli elettori. E loro non stanno con Crisafulli”.
“Noi parliamo al partito che sarà – aggiunge il parlamentare regionale della corrente di Renzi, Fabrizio Ferrandelli – non al partito che è stato. Noi non abbiamo mai gestito l’apparato, il tesseramento, e sapevamo quindi di essere in minoranza al Congresso, ma proprio per questa ragione, siamo soddisfatti del risultato ottenuto. Anche Enna sarà recuperata, quando ad esprimere la propria preferenza non saranno gli organici, ma le migliaia di persone che sono la vera base del Partito democratico”.
Non mollano quindi i renziani, sconfitti in Sicilia, ma vincitori della prima battaglia nazionale verso le primarie dell’8 dicembre prossimo. “Hanno organizzato questo sistema dei congressi per imbrigliare Matteo Renzi – prosegue Faraone – ma non ci sono riusciti, sono stati battuti. E alle vere primarie sarà ancora così, perché le persone che si avvicinano a noi a volte sono anni luce lontani dal Partito democratico come lo conosciamo. Il loro voto non è ideologico”.
E contano anche sui voti della “gente di Crocetta” i renziani. “È corretto che il governatore della Sicilia non si esponga sulle proprie preferenze e sul proprio voto – dice Ferrandelli – ma sono convinto che i suoi sostenitori stiano dalla nostra parte. Sono persone ‘rivoluzionarie’ che vogliono cambiare il partito, proprio come noi”.