Dopo tanto parlare è andata in onda ieri la prima puntata di Masterpiece, il primo talent show sulla scrittura. Tutte le critiche che avevano preceduto la messa in onda sono continuate, sia dopo che durante.
Soprattutto su Twitter che ha avuto l’hashtag #masterpiece nelle tendenze. Qualcuno ha commentato che è stato più divertente guardare cosa si scriveva sui social che il programma stesso e che ci fosse più letteratura in alcuni tweet che su Rai 3. Intanto questa prima puntata di Masterpiece è stata vista da 689.000 spettatori registrando il 5.14% di share.
Chissà se questi numeri continueranno anche durante la seconda puntata. Quello che emerge leggendo i commenti e i post su vari blog di critica televisiva e non solo, è che ai telespettatori non sia piaciuto molto il “protagonismo” degli aspiranti scrittori. Ricalcando il format di ogni talent e reality, largo spazio è stato concesso alle storie personali dei concorrenti, come dire, premiamo il personaggio piuttosto che la sua scrittura. Un po’ come succede in altri programmi di successo, dove la biografia personale tende a prendere il sopravvento sul talento, vero o presunto che sia.
Altre critiche sono state avanzate sulla giuria composta da Andrea De Carlo, scrittore, musicista, pittore e fotografo, Giancarlo De Cataldo, scrittore, drammaturgo, magistrato, e Taiye Selasi, autrice che ha esordito con il suo romanzo La bellezza delle cose fragili divenendo subito caso letterario. Il coach/presentatore è invece Massimo Coppola, autore televisivo, editore e regista.
Anche se si tratta di nomi importanti, sembrano essere costruiti a tavolino dagli autori del programma e che vogliano ricalcare dinamiche già viste. Andrea De Carlo per esempio, è stato accusato di essere “inutilmente cattivo”, mentre Coppola è stato accusato di sentirsi “un’analista mancato”.
Che sia piaciuto o meno, di sicuro se ne continua a parlare.
Ma credo che il commento più incisivo l’abbia scritto su Twitter Palumbo editore (@Palumboeditore)
“L’autore migliore sarà quello che si vergognerà di diventare scrittore. Friedrich Nietzsche”.