Italia-Nigeria è la seconda amichevole in calendario per gli azzurri di Prandelli. Dopo il buon pareggio conseguito contro la Germania, l’Italia si prepara ad affrontare un altro avversario di buon livello come le “Super Eagles” africane che stavano per estromettere la Nazionale guidata da Arrigo Sacchi ai Mondiali del 1994 negli Stati Uniti. La partita avrà come scenario uno degli stadi più belli del mondo, il Craven Cottage di Fulham, Londra. Teatro delle partite casalinghe della squadra dell’omonimo quartiere, è una delle strutture più affascinanti in quanto ancora legata al modello tradizionale di stadio all’inglese: struttura squadrata, colonne nelle tribune principali, e, caratteristica praticamente unica, il famoso Cottage, ovvero il piccolo casolare a ridosso dello stadio ubicato sulle rive del Tamigi.
La scelta degli organizzatori del match non è stata casuale, anzi. Così come spiega Stefano Pucci, presidente della San Marco Sport Events che si è occupata della realizzazione del match “il Craven Cottage è uno stadio molto adatto al calcio e un impianto pieno di storia. Qualcuno lo ritiene datato (è stato costruito nel 1896 e l’ultima ristrutturazione risale al 2002 –ndr-) ma proprio la presenza di questo piccolo cottage all’interno dello stadio lo rende un impianto dalla peculiarità unica. Abbiamo scelto Londra, oltre che per la splendida location, anche perché crediamo che le due numerose comunità presenti in città possano riempire gli spalti”.
Nelle intenzioni di Pucci e della San Marco Sport Events la partita servirà anche da “celebrazione della qualificazione azzurra ai prossimi Mondiali brasiliani, contro un avversario extraeuropeo di alto livello che potrebbe servire anche per conoscere dei presunti prossimi avversari in attesa di capire cosa ci riserveranno i sorteggi”.
E proprio di Mondiali ha grande esperienza Stefano Pucci essendo stato coordinatore generale della Fifa per i campionati di Francia del 1998, di Giappone e Corea del Sud del 2002, Germania 2006 e Sudafrica 2010. Un’organizzazione molto complessa, come si può facilmente immaginare, e come conferma lo stesso Pucci: “Nei Mondiali a cui ho partecipato avevo il ruolo di coordinatore di una delle sedi. Il mio compito era quello di essere il braccio organizzatore della Fifa in quel contesto. Io fungevo da punto di riferimento per una delegazione di venti persone, per la federazione internazionale e per i partecipanti alla manifestazione. Poi naturalmente il lavoro era molto diverso in base alla presenza in calendario di una partita”.
Un’organizzazione che deve tener conto anche del minimo dettaglio e mantenere alta l’attenzione lungo tutti i 90 minuti del match e anche nelle ore precedenti e subito successive. Per un appassionato, pur lavorando a contatto con i più grandi campioni del momento, non deve essere facile godere appieno dello spettacolo calcistico: “Questo è vero – conferma Pucci -. Io mi sono reso conto, proprio agli ultimi mondiali africani, che adesso, con l’esperienza e il tempo passato dietro le quinte, mi godo di più la partita avendo meno tensione. Però, allo stesso tempo, non bisogna mai essere troppo sicuri o sottovalutare qualcosa perché l’errore è dietro l’angolo e ci sono mille piccoli imprevisti che possono capitare. Di sicuro oggi sono molto più sereno rispetto ai primi tempi”.
Una macchina organizzativa enorme che da più di vent’anni non riusciamo a mettere in moto in Italia. Il nostro Paese, infatti, non riesce ad aggiudicarsi la progettazione di un grande evento sportivo come può essere un Mondiale dal 1990. “Negli ultimi anni siamo andati molto vicini all’organizzazione delle Olimpiadi di Roma e avevamo preparato un’ottima candidatura per i campionati europei che poi sono andati alla Francia. In generale – sostiene Pucci – credo che l’appoggio del governo sia fondamentale. Sono eventi che hanno un costo importante e uno Stato deve avere la piena convinzione dell’opportunità di organizzarli. Bisogna anche aggiungere che negli ultimi tempi ci ha penalizzato molto anche la qualità degli impianti sportivi che sono indietro sia come strutture in sé che per tutta una serie di servizi che vengono offerti allo spettatore per garantirgli una serie di comodità”.
Le scelte di San Marco Sport Events nell’organizzazione dei suoi eventi è ben precisa e non tralascia questo che è uno degli aspetti fondamentali nel rendere appetibile un incontro o una manifestazione: “Il nostro lavoro si può paragonare all’organizzazione di un concerto. Noi cerchiamo di portare le squadre italiane a giocare dove ci può essere un grande riscontro di pubblico, di attenzione mediatica e di sponsor”.
Una missione che la San Marco Sport Events ha sempre cercato di portare avanti, sin dalla sua nascita che è avvenuta proprio a Palermo. “Abbiamo mosso i primi passi proprio nel capoluogo siciliano, quando i rosanero si trovavano in serie C – ricorda Pucci – e c’era grande fame di calcio in città. Nel 1997 riuscimmo a portare alla Favorita l’Inter di Ronaldo e Djorkaeff allenata da Gigi Simoni a giocare contro i francesi dell’Auxerre che allora era una delle big di Francia (campione francese nel 1995/96 e giunta ai quarti di finale nella Champions League 1996/97).Lo stesso campione brasiliano, con cui ho avuto il piacere di parlare recentemente, la ricorda benissimo. Ultimamente è più difficile organizzare partite di questo tipo in Italia. Ci sono tanti fattori contingenti che giocano a sfavore come gli stadi inadeguati, i probelmi con le biglietterie e i vari circuiti e non ultima la crisi”:
Diverso invece negli altri Paesi. “All’estero c’è un mercato molto più evoluto e noi riusciamo a portare le nostre squadre all’estero coprendo l’organizzazione di un evento dalla A alla Z, con i relativi oneri e onori”.
Onori che questa sera si tingeranno di azzurro, con il tricolore italiano a sventolare sulla cima del Craven Cottage per una partita che si annuncia interessante e molto divertente. L’appuntamento è a Londra per Italia-Nigeria.