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Berlusconi lancia la nuova Forza Italia | “Un nome che abbiamo nel cuore”

Non c’è stato l’accordo tra il vicepremier Angelino Alfano e il leader del Pdl Silvio Berlusconi. Tanti gli incontri, moltissimi i tentativi, ma ieri sera, a poche ore dall’inizio dei lavori del Consiglio nazionale si è sancita la fragorosa rottura tra l’area dei governativi guidati dall’ex delfino e i cosiddetti lealisti fedelissimi del Cavaliere.

Il Cavaliere è arrivato in ritardo al Palazzo dei Congressi a Roma perché – dicono i bene informati – trascinato in un vertice dell’ultimo minuto (a cui si vocifera avrebbero partecipato anche alcuni alfaniani) e in cui, probabilmente, si sarà deciso come affrontare la nascita della nuova Forza Italia senza quelli che fino a ieri erano stati protagonisti della vita politica del partito. Persino Renato Schifani ha lasciato, in polemica, il suo ruolo di capogruppo al Senato. Il Cavaliere però è arrivato come sempre sorridente e con l’aria sicura del leader, accompagnato dal fedelissimo di sempre Gianni Letta.

IL DISCORSO DI BERLUSCONI – “Siete consapevoli che la libertà del nostro Paese dipende soltanto da noi?”. Ha aperto così il suo intervento Silvio Berlusconi. “Avevamo chiamato il nostro partito ‘Popolo della libertà’ per mettere insieme tutte le formazioni politiche che costituivano il centrodestra. Via via però molti partiti sono spariti e siamo rimasti ancora noi, quelli del 1994. Ecco perché vogliamo tornare alla nostra Forza Italia. Abbiamo bisogno di rinforzi, però, perché siamo tutti un po’ meno giovani, perché altri hanno preso altre direzioni, perché ci mancano tante personalità di peso che il tempo ha allontanato dalla partecipazione alla politica attiva. Dobbiamo rivolgerci con un appello a tutte le categorie, scuole, università, imprese, perché si impegnino per la vita del nostro Paese. Anche voi siete in colpa se non avete saputo indicare una classe dirigente migliore e se adesso non scendete in campo in prima persona”.

“Dobbiamo affrontare – continua Berlusconi – il tema della scissione da un’area del partito che ieri ci ho portato un po’ più lontani dalla nostra missione di unire i moderati. Dopo lunghi colloqui con i nostri cinque ministri, avevamo anche raggiunto un accordo, ma poi loro hanno imposto un ufficio di presidenza del Pdl che noi non potevamo accettare. Anche perché il nostro statuto non lo prevede”. L’obiettivo di Berlusconi era praticamente quello di arrivare a staccare la spina al Governo Letta: “Non si può stare seduti al governo con chi vuole uccidere politicamente il leader degli altri”, ha detto sul podio il Cavaliere, attaccando i governativi di Alfano, e ricevendo uno scrosciante applauso con standing ovation dai falchi in platea. Fine quindi delle larghe intese, con la nuova Forza Italia che punta all’opposizione anche se “dopo ottobre e dopo la separazione da 23 nostri senatori non possiamo più far cadere il Governo“. Il Cavaliere inoltre ha annunciato che gli alfaniani avrebbero “20 nomi di senatori del M5S pronti a garantire il proprio voto all’esecutivo”.

Berlusconi scherza anche sulla nuova formazione di Alfano e dei suoi, che si chiamerà “Nuovo centrodestra”, e dice che ieri aveva suggerito “di chiamarla Cugini d’Italia, così con Fratelli d’Italia, siamo tutti una famiglia”. Raccontando di “non essere riuscito a dormire per il dolore” provocatogli dalla scissione, ha anche raccontato che aveva persino “accettato un organismo direttivo che rappresentasse tutti, cosa che da noi non era mai successa. Ma non è bastato”. “Ma facciamo tutti parte del centrodestra e quindi – ammette l’ex premier – dovremo comportarci con loro come facciamo con La Lega e Fratelli d’Italia”. “Non dobbiamo scavare un solco che poi sarà difficile da rimuovere. Questo gruppo, anche se adesso apparirà come un sostegno alla sinistra, al Pd, dovrà poi necessariamente far parte della coalizione dei moderati”. Berlusconi quindi invita i suoi fedelissimi a non attaccare la nuova formazione politica di Alfano, ma dalla platea si alzano urla e fischi: “Buffoni, traditori”.

Non manca, ovviamente, un accenno al tema più caro a Berlusconi: “Abbiamo una giustizia civile che, mi vergogno a dirlo, è inferiore a quella del Gabon e ci colloca al 126esimo posto. Della giustizia penale meglio non parlarne… In queste condizioni è difficile pensare a una ripresa”. “In Italia, unico tra i Paesi civili, c’è una magistratura incontrollabile e incontrollata, una magistratura irresponsabile che fruisce di una assoluta impunità, una magistratura in cui i giudici godono di privilegi medioevali”. “In Italia, l’organo giurisdizionale è totalmente controllato da Magistratura democratica, dominano le toghe rosse. I Governi non possono fare le riforme perché in Italia c’è una dittatura della magistratura. Potrei farvi molti esempi, ma non lo farò, credetemi perché io sono stato al Governo”.

Il leader di Forza Italia affronta poi numerose questioni economiche, partendo proprio dalla tanto discussa Legge di Stabilità di cui dice: “Non porterà alcun risultato”. “Serve un cambiamento della politica imposta dalla Germania e dal suo governo all’Europa, una politica di austerità che premia solo la Germania con il risultato che questa è stata denunciata per la prima volta dalla stessa Comunità europea”. “Non vedo nei ministri che trattano queste pratiche il necessario coraggio e la necessaria statura per andare in europa e farsi ascoltare”, dice Silvio Berlusconi. E torna ad attaccare il Mario Monti, a cui lui stesso passò la guida del Governo nel 2012, dicendo che era “in ginocchio davanti alla Germania”. E aggiunge: “A Merkel e Sarkozy io davo fastidio. La battaglia dello spread che hanno cavalcato è stato un vero e proprio imbroglio”.

Con un’intesa tra Movimento 5 Stelle e Pd “molti di noi saranno costretti ad espatriare e non potranno vivere in Italia”. Con questa legge elettorale “non si potrà governare in futuro senza le larghe intese – dice Berlusconi – noi ci troveremo prossimamente nella situazione di ritornare ad un’alleanza con il Pd, ma con l’esperienza che abbiamo avuto non sarà possibile e il Pd non vorrà fare larghe intese con noi. Allora si tornerà a quel tentativo di Bersani di fare un’alleanza con il Movimento 5 Stelle. Grillo non è disponibile ma deve fare i conti in Parlamento con i suoi. L’80% dei suoi è di estrema sinistra”, aggiunge ancora l’ex premier. “L’unica soluzione – conclude – è unire tutti i moderati, e farli votare tutti per Forza Italia”.

In conclusione, Silvio Berlusconi piange e si accascia sul podio “dominato dall’emozione”, stretto nell’abbraccio dei suoi falchi e del suo medico personale Zangrillo (che gli porta qualcosa da “bere subito”). “Noi vogliamo una nuova primavera. Noi siamo inguaribili ottimisti e ci riproviamo ancora. Vogliamo la resurrezione di un nome che abbiamo nel cuore”. E il documento con cui il Consiglio nazionale sancisce la nascita della nuova Forza Italia è stato approvato all’unanimità. Nessun astenuto né contrari.

I PRIMI ARRIVI AL PALAZZO DEI CONGRESSI – Alcuni esponenti del partito sono arrivati all’Eur con un pullman siglato “Angelino”.

In attesa dell’arrivo del leader al Palazzo dei Congressi di Roma sono andati in onda un video con le scene più importanti della storia di Forza Italia e del Pdl, mentre suonavano “libgli inni del partito.

“Alfano agisce su impulso di Napolitano”. Duro l’attacco del senatore Bondi. “L’unica idea forte che ha ispirato Alfano – afferma Sandro Bondi, del Pdl – fino all’ultimo momento è stata il tentativo di imporre al Presidente Silvio Berlusconi e all’intero partito l’accettazione della sua decadenza dal Parlamento e la fedeltà assoluta al governo. È evidente che questa unica preoccupazione non può non essere dovuta ad un impegno vincolante assunto con il Pd, con Enrico Letta sotto la regia del Presidente della Repubblica”.

Nitto Palma, presidente della commissione Giustizia del Senato, appena giunto al Palazzo dei Congressi, conferma la sua fedeltà assoluta al leader Berlusconi. “Noi andiamo con un leader che dall’altra parte non c’è”. “Alfano ha preso una strada diversa, ma il tradimento è una categoria morale. Vi sono state delle richieste dai cosiddetti governativi assolutamente inaccettabili, con una minoranza del partito che voleva imporre alla maggioranza il suo punto di vista. Chiedevano un appoggio incondizionato al governo, ma la cosa che infastidiva era l’enorme tasso di arroganza perché, mentre la trattativa “per evitare la scissione del Pdl era ancora in corso, loro organizzavano già i gruppi parlamentari”.

Maria Teresa Camarda

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Maria Teresa Camarda
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