“Chi nella vita addestra cani non inventa nulla. Infatti quelli che chiamiamo “esercizi”, sono tali solo per noi, per il cane, sono comportamenti naturali. Il sedersi, il mettersi a terra, il camminare accanto a un superiore, sono atti che osserviamo in molte occasioni all’interno del branco: sta seduto davanti al cibo in paziente attesa che la madre dia il via libera anche a lui, si mette a terra per inibire l’aggressività di un superiore, così come ad esempio, cammina di fianco alla mamma durante gli spostamenti. Queste tre immagini sono atti di sottomissione il cui rovescio della medaglia è incarnato dal valore di controllo delle gerarchie da parte dell’uomo attraverso la loro trasposizione negli esercizi”. Giovanni Giacobbe Giacobbe ( L’io e il cane )
Questa frase tratta dal libro dell’addestratore palermitano Giovanni Giacobbe è lo spunto per iniziare a parlare dell’argomento di oggi: l’addestramento. Ma perché dobbiamo addestrare il cane? Credetemi, è una domanda che mi viene rivolta spesso dai neofiti del settore.
Intanto, forse non tutti sanno che i “ragionamenti” e la capacità di apprendimento di un cane (anche adulto) sono paragonabili a quelli di un bambino entro i quattro anni: lasceremmo mai libero arbitrio ad un bambino così piccolo? Gli lasceremmo la possibilità di decidere cosa fare o dove andare? Credo che la risposta sia scontata, NO.
Altro aspetto che mi preme precisare è che spesso molti proprietari tendono ad antropomorfizzare il cane, attribuendogli emozioni ed atteggiamenti tipiche invece dell’uomo.
Vi è mai capitato di sentir dire “ma come, io gli do da mangiare e lo coccolo tutto il giorno, e lui invece si è affezionato a mio marito che lo ignora?!”. Questo succede perché il cane, essendo un animale da branco, è legato ad una affettività di tipo gerarchica, e non ad una affettività volta a soddisfare bisogni come l’alimentazione o le coccole. Il cane manifesta il suo affetto verso chi riconosce come superiore gerarchico.
Essere superiori gerarchici non significa abuso di potere o di violenza, significa invece detenzione del potere decisionale come strumento di controllo; la definizione del ruolo gerarchico del nostro cane è molto importante al fine di avere un soggetto equilibrato, ed è fondamentale per la qualità del rapporto tra cane e proprietario. Un cane che non sa qual è il suo status gerarchico, o peggio, che si senta nostro superiore, si rifiuterà di obbedire e non essendo in grado di gestire le attività del branco umano potrà andare in contro a stress e nevrosi, portandolo a diventare un cane aggressivo anche nei confronti del proprietario.
Un buon superiore gerarchico adotta atteggiamenti tranquilli (per esempio non urla), dice la stessa cosa sia con il corpo che con la voce, è sicuro e coerente (utilizza sempre le stesse parole), ma soprattutto si prende carico dell’inizio e della fine delle azioni: è il soggetto Alpha che decide quando si esce, quando si mangia e quando si gioca.
Il cane che ha chiaro il suo status è felice di “obbedirci” perché è parte integrante e attiva del branco e perché mira al piacere della gratificazione che scaturisce dalla corretta esecuzione dell’esercizio, ovvero è motivato. Più alta è la motivazione più veloce e duraturo è il processo di memorizzazione.
All’inizio, sia con il cucciolo che con il cane adulto, le sessioni di addestramento devono essere di breve durata e svolte in un luogo con poche distrazioni, per esempio a casa o nel cortile del palazzo; man mano che diventiamo più bravi possiamo allungare i tempi di esecuzione degli esercizi e inserire nuove distrazioni o difficoltà. Se pensiamo di non essere in grado di farlo da soli, o se notiamo che non riusciamo a farci riconoscere come superiori gerarchici potrebbe essere opportuno far valutare il cucciolo da un addestratore al fine di evitare conflitti con il nostro cane, e futuri problemi nella gestione sociale e civile.
E’ importante, in questa prima fase, non commettere errori: per fare un passo avanti”Seduto! possiamo impiegarci molto tempo, per fare un passo indietro invece basta pochissimo.
(L’autrice è addestratrice e titolare della pensione Happy Dog)