Nuovi particolari su un inquietante delitto del trapanese sono emersi oggi nel corso dell’udienza del processo davanti alla Corte d’Assise di Trapani a carico di Salvatore Savalli, il trentanovenne operaio accusato di aver ucciso e bruciato nelle campagne trapanesi il 4 luglio 2012 la moglie, Maria Anastati, al nono mese di gravidanza.
Il sistema di videosorveglianza di un distributore di benzina lo avrebbe ripreso mentre, poco prima del delitto, stava facendo rifornimento alla propria auto e riempiva un bidoncino con la benzina. Lo hanno dichiarato oggi durante la loro deposizione i marescialli dei carabinieri Alberto Daidone e Giuseppe De Rosa, che condussero diversi accertamenti e sopralluoghi dopo il delitto e che avrebbero anche visto il filmato.
Gli investigatori hanno anche riferito di aver sequestrato a casa di Savalli degli scontrini che dimostravano l’acquisto di materiale edile. L’ipotesi accusatoria è che tra gli attrezzi acquistati ci potrebbe essere l’arma impropria usata per uccidere Maria Anastasi, che non è mai stata ritrovata. Per la difesa dell’imputato invece il materiale acquistato sarebbe servito per eseguire dei lavori nella lavanderia di casa. Imputata con il marito della vittima, è la sua ex amante Giovanna Purpura, difesa dall’avvocato Elisa Demma.