Posizioni inconciliabili quelle del vicepremier Angelino Alfano, leader delle colombe del Pdl, e il Cavaliere Silvio Berlusconi. A 48 ore dal Consiglio nazionale del partito ieri sera si è tentato un nuovo confronto in cerca di una mediazione. Ma l’incontro a Palazzo Grazioli tra “il re” e “il delfino” non ha sortito effetti. Il ministro non vuole sentir parlare di negare il sostegno al Governo che ha contribuito a formare, il presidente del Pdl, prossima nuova Forza Italia, non sente ragioni: dopo la decadenza, niente più larghe intese.
Un nulla di fatto, dunque, che rende ancora più concreto lo scenario di un Consiglio nervoso, teso, litigioso e che molto probabilmente porterà a una scissione formale dopo quella che ormai è concretamente in atto da mesi. D’altronde, Angelino Alfano non può più essere l’uomo giusto per Silvio Berlusconi: come potrebbe, per esempio, il primo esporsi in modo netto e aggrssivo nei confronti della magistratura, come B. desidererebbe, nei panni che indossa?
Nessuna strategia distensiva può ormai attecchire, soprattutto perché i cosiddetti falchi, non mollano il fianco del leader e, con il loro appoggio incondizionato al Cavaliere, contribuiscono a rendere ancora più distanti le posizioni delle due correnti che si stanno fronteggiando all’interno del partito.