Il sindaco di Firenze Matteo Renzi mette in guardia il governo Letta, senza però citarlo mai esplicitamente, sull’idea di risolvere la questione sulla riforma elettorale per decreto governativo e parla di una possibile “trappola proporzionale”. La riforma della legge elettorale “deve essere una cosa seria” ammonisce Renzi, e non una strategia messa in campo per “sfangare il pronunciamento della Corte Costituzionale“, del 3 dicembre.
La “trappola”per Renzi si celerebbe dietro lo spauracchio di un proporzionale puro che “renderebbe perenni le larghe intese”. Così dal Porcellum si passerebbe per il candidato alla segreteria del Pd ad un “super Porcellum”. E su Twitter, rispondendo ai follower annuncia la presentazione di una sua proposta che sarà presentata tra il 20 novembre e l’8 dicembre. Così se la Suprema Corte dovesse sancire un ritorno al sistema proporzionale, con il sindaco di Firenze nuovo segretario il Pd avrebbe comunque “la sua legge elettorale”.
I renziani al Senato, intanto ingoiano il boccone amaro della bocciatura dell’ordine del giorno presentato in commissione Affari Costituzionali sul doppio turno. Ad astenersi i quattro commissari Cinquestelle e il rappresentante delle autonomie, Francesco Palermo. In Senato l’astensione vale voto contrario. Quindi ‘la partita’ sulla proposta del doppio turno e’ finita con 11 si’ e 15 no.
Il Pdl ha gia’ fatto sapere di non avere intenzione di presentare altri ordini del giorno, Benedetto Della Vedova spiega che Scelta Civica si schiererà’ per il ritorno al Mattarellum. Amaro il commento di Roberto Giachetti, vice presidente della Camera in sciopero della fame da 34 giorni per chiedere lo spostamento dei ddl di riforma della legge elettorale da Palazzo Madama a Montecitorio: “Di tutto quello che sta accadendo al Senato non c’e’ nulla che non si sapesse. Si sono buttati altri 3 mesi. Tutti sanno che alla Camera vi sarebbero state le condizioni politiche e numeriche per approvare una legge elettorale che avrebbe potuto anticipare e, magari evitare, la decisione della Consulta e persino far pronunciare il Senato non sulla base di chiacchiere e pillole, ma su un testo articolato. Ma si persevera”.