“Di Matteo deve morire. E con lui tutti i pm della trattativa, mi stanno facendo impazzire”. Sarebbe stato questo lo sfogo che Totò Riina avrebbe avuto di fronte a un detenuto nel carcere milanese di Opera dopo aver seguito in video l’ultima udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia a Palermo. Secondo quanto riportato da “Repubblica” le parole sarebbero state ascoltate da un agente della polizia penitenziaria che avrebbe sentito il boss affermare anche che “quelli lì devono morire, fosse l’ultima cosa che faccio”.
Oltre a Di Matteo, i pm che si stanno occupando del processo sono Vittorio Teresi, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia. Sempre dalle pagine del quotidiano romano si legge che lunedì scorso si è riunito il Comitato per l’ordine e la sicurezza, presieduto dal prefetto Francesca Cannizzo, e ha valutato la possibilità di trasferire Di Matteo e la sua famiglia in un’altra località. Al momento, però, l’unica decisione presa in merito è stata quella di chiedere al ministero dell’Interno un rafforzamento delle misure di sicurezza, con la possibilità di dotare la scorta di Di Matteo del dispositivo Jammer in grado di bloccare i segnali radio dei telecomandi in un raggio di duecento metri. Riina avrebbe parlato anche di “uno che era a Caltanissetta e adesso è a Palermo, uno che si dà un gran da fare”. Probabilmente si riferiva all’attuale procuratore di Palermo Roberto Scarpinato.
Il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, ha commentato la notizia senza confermare né smentire “la fondatezza di una notizia che sarebbe dovuta rimanere segreta”. La Procura di Palermo segue con grande attenzione la vicenda e lo stesso Messineo ha parlato di “grande allarme” in merito a queste parole di Riina “perché sembrano una chiamata alle armi che il boss fa ai suoi contro i magistrati che svolgono questa inchiesta e sono visti come ostili”.