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Parla Albert: “Stavolta li abbiamo scoperti | ma il sistema va cambiato”

“Credo di aver operato secondo coscienza”. Risponde così Ludovico Albert, contattato da Si24, quando gli si chiede se l’operazione Iban, la truffa scoperta ai danni della Regione Siciliana e in particolare all’assessorato della Formazione, di cui era dirigente, possa essere intesa come una sua rivalsa, un riscatto, magari nei confronti di chi lo ha silurato senza troppi complimenti.

“Non ho mai conosciuto Crocetta, non ho mai avuto il piacere di vederlo. Non so perché mi abbia fatto fuori, ma di questa inchiesta io gliene diedi comunicazione già il primo giorno per mezzo di una lettera privata”.

Come vi siete accorti di quanto stava accadendo?

“Un fornitore della Regione continuava a non ricevere del denaro che gli era dovuto dalla Regione. Il nostro primo pensiero fu che l’ente fosse un cattivo pagatore, ma poi, andando più a fondo nella vicenda, abbiamo notato che l’iban utilizzato per effettuare il pagamento non corrispondeva all’azienda, ma a una persona che non c’entrava niente. Allora abbiamo fatto un esposto alla Procura e così abbiamo notato che non si trattava di un caso isolato”.

Spesso venivano sottratti soldi europei, che comunque vanno certificati, questo può essere un ulteriore problema?

“Certo, questi soldi andranno decertificati dalla Comunità europea, ma il punto non è questo. La domanda che dovremmo porci è come sia potuta accadere una cosa del genere”.

Già, come?

“L’attuale organizzazione del lavoro certamente facilita la creazione di sacche di malfunzionamenti. Si tratta di un’organizzazione per funzioni, molto spezzettata. Qualsiasi processo per essere espletato passa per le mani di tante persone e questo rende la macchina meno trasparente. Ad esempio, chi dovrebbe ricevere dei soldi, non sa mai a chi rivolgersi con esattezza”.

Quale potrebbe essere la migliore soluzione per evitare che il fenomeno possa ripetersi?

“La nostra delibera per la riorganizzazione del lavoro era stata approvata dalla giunta nel 2011 e credo che  si trovi ancora chiusa all’interno di qualche cassetto. È vero, non piaceva a molti sindacati, ma neanche la politica stessa ha mai voluto occuparsi di tirarla fuori”.

Gabriele Ruggieri

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Gabriele Ruggieri
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