Creare uno scudo contro le ingerenze della mafia, supportando le imprese che decidono di ribellarsi al racket. Con questo obiettivo è stato sottoscritto oggi, nella sede della Prefettura di Caltanissetta, un protocollo d’intesa tra Confindustria Sicilia e Fai, la Federazione delle associazioni antiracket e antiusura italiane. A sottoscrivere l’accordo, il presidente onorario della Fai Tano Grasso; il presidente degli industriali siciliani, nonché vicepresidente di Confindustria con delega per la legalità, Antonello Montante; il Commissario nazionale per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, il prefetto Elisabetta Belgiorno; il prefetto di Caltanissetta, Carmine Valente; e il presidente della Fai, Giuseppe Scandurra.
“Dal momento della sua nascita – ha commentato Tano Grasso – compito della Fai è quello di essere al fianco di tutte le imprese e di tutti gli operatori economici che hanno deciso di denunciare pressioni e fenomeni estorsivi da parte della criminalità organizzata. Da 23 anni lavoriamo per costruire una più stretta collaborazione tra forze dell’ordine, magistratura e imprese e questo protocollo rappresenta un rilevante salto di qualità. È fondamentale assistere gli imprenditori fin dai primi segnali estorsivi e non solo durante la fase processuale. Ed è quello che faremo”.
“Con questo protocollo – ha sottolineato Montante – ribadiamo l’impegno di Confindustria nella lotta contro ogni forma di illegalità e la volontà di instaurare sinergie con tutti in soggetti che, come la Fai, sono in prima linea nel combattere le attività criminali. Per anni, è stata vissuta come ‘normale’ una connivenza che oggi non è più tollerabile. Il problema è culturale e devo ammettere che oggi sono un po’ meno ottimista rispetto a qualche mese fa, perché stiamo registrando forti resistenze da una serie di soggetti che evidentemente hanno capito che qui facciamo sul serio. È chiaro che alla mafia faccia paura chi, in ogni settore, abbia un ruolo tale da condizionare culturalmente la società. Ma il cambio culturale è ormai in atto e non è possibile arrestarlo”.
“Questo è un lavoro che parte da lontano, dalla firma del protocollo tra la Fai e la Confindustria nazionale – ha detto il prefetto Belgiorno – e questo ulteriore passaggio non poteva che avvenire a Caltanissetta per la sua storia di qualità contro la mafia, fatta di fatti. Bisogna far capire che il pizzo non è un normale costo d’esercizio, ma una costrizione inaccettabile. L’impresa etica è una impresa che vive di libero mercato. Sono certa che questo sia un buon matrimonio, che darà il via a esempi analoghi nel resto d’Italia. Ancora una volta la Sicilia farà da apripista”.
“Si tratta – ha aggiunto il prefetto Valente – di un’intesa che racchiude più anime, ma che ha un unico obiettivo: sostenere gli imprenditori che vogliono ribellarsi al racket. Oggi le istituzioni stanno dimostrando di essere al fianco delle aziende sane per liberarle da una inaccettabile intermediazione parassitaria e criminale”.
Un accordo, quello di oggi, che fa il paio con il progetto PON Sicurezza, dal titolo “Caltanissetta e Caserta sicure e moderne”, finalizzato proprio allo sviluppo di una rete di tutela del sistema imprenditoriale locale. Tra gli obiettivi, quello di fornire assistenza agli imprenditori vittime di fenomeni criminali, di sviluppare azioni di sensibilizzazione e informazione per diffondere la cultura e i nuovi modelli di legalità, di prevenire la realizzazione di illeciti a danno delle imprese avvicinandole alla denuncia e seguendole anche nel procedimento amministrativo per la concessione dei benefici del Fondo di solidarietà antiracket e antiusura.