Tutto ruota intorno ai fondi europei e al loro impiego. Questo in sintesi l’intervento del ministro per la Coesione territoriale, Carlo Trigilia, in visita oggi a Palermo per partecipare alla sesta edizione delle Giornate dell’Economia del Mezzogiorno. Il professore siracusano non si è sottratto alle domande dei giornalisti, a cui ha presentato uno scenario, quello del Mezzogiorno, sicuramente non felice, con una serie di urgenze a cui il governo dovrà sopperire nel suo cammino pur pieno di insidie.
“E’ evidente – dice il ministro – che in un Paese che soffre molto, questa è la crisi più grave dal secondo dopoguerra, il Mezzogiorno, che tradizionalmente è la parte più fragile dell’economia, ne risente di più. La situazione è molto grave perché la struttura produttiva è fragile e la spesa pubblica, che tradizionalmente ha sostenuto occupazione e reddito, ha subito negli ultimi anni una contrazione consistente. Bisogna inoltre tenere conto del fatto che il sistema di protezione sociale che abbiamo nel nostro paese è centrato sull’occupazione e tutela anzitutto coloro che sono già occupati e che perdono il lavoro, attraverso la cassa integrazione o tramite il sistema pensionistico. Dobbiamo cercare di fare il possibile – continua – si deve tenere in vita il malato con delle cure immediate, e una di queste cure è garantire un migliore impiego dei fondi europei. In secondo luogo dobbiamo cominciare pensare a medio e lungo termine, con il riordino delle politiche ordinarie, in particolare la qualità dei servizi sociali e l’istruzione, investendo di più sul capitale umano”.
Segnali di ottimismo, tuttavia, giungono dalla Sicilia, che ha da pochi giorni presentato il rendiconto degli obiettivi di spesa dei fondi comunitari. “Abbiamo salutato con soddisfazione i risultati che ha ottenuto la Sicilia dal punto di vista degli obiettivi di spesa dei fondi europei, verificati il 31 ottobre – dice Trigilia –. Sono positivi sia per il fondo sviluppo regionale, sia per il Fondo sociale europeo. Questo ci consente di essere ottimisti riguardo quella che sarà la spesa della Regione al 31 dicembre e credo che a questo punto la Sicilia supererà l’obiettivo previsto per evitare il definanziamento: la riduzione automatica dei fondi da parte della Commissione europea per carenza di spesa, per il 2013. Purtroppo la situazione continua a essere critica per il 2014 e per il 2015, gli obiettivi di spesa da raggiungere sono molto consistenti”.
“Discuteremo – aggiunge il ministro – la possibilità di utilizzare diversamente, ferma restando la destinazione territoriale, delle risorse invece valutate più a rischio, investite in progetti e attività che non sono partite e presentano difficoltà consistenti, rimodularle riorientandole in interventi anti recessivi che possono riguardare sia la decontribuzione per il sostegno all’occupazione e interventi che possano aiutare l’erogazione di credito per le piccole e medie imprese o il credito di imposta per la ricerca, insomma, misure in grado di avere un impatto immediato, un alto assorbimento e una capacità di smuovere le economie locali. Tra questi ci saranno anche interventi per l’edilizia scolastica e per la riqualificazione urbana”.
Dalla crisi del Mezzogiorno, poi, si passa a quella nazionale, con un Trigilia che appare fermamente intenzionato a continuare l’esperienza di governo, nonostante i tanti attacchi e le insidie che attendono l’esecutivo delle larghe intese guidato dal premier Enrico Letta. “Questo governo – dice – ha avuto fin dall’inizio vita difficile e si comprende il motivo: è un governo di servizio in cui la coabitazione di forze diverse non è facile. Tuttavia sta andando avanti, cercando di rispondere alle esigenze essenziali importanti dell’economia, dei cittadini. Ha fatto dei provvedimenti rilevanti. Resta adesso da capire se questo governo potrà trasformarsi come altri governi di grandi coalizioni in Europa, con i quali Paesi come la Germania hanno affrontato problemi difficili. Personalmente, mi auguro che si determinino le condizioni perché questo governo possa procedere maggiormente nell’opportunità di sfruttare quello che un governo di grande coalizione può dare per affrontare nodi difficili, che richiedono scelte spesso impopolari, che contrastano interessi costituiti forti. Se riusciremo a fare questo potremo dare un contributo importante alla fuoriuscita dalla situazione di emergenza del Paese, dopodiché è evidente che deve riprendere la normale competizione politica democratica tra forze diverse che competono per il consenso”. Per quanto riguarda la questione della seconda rata dell’Imu, invece, il ministro assicura: “Il Governo ha fatto una promessa: vedrete che l’Imu non si pagherà”.