Dopo la polemica per l’esclusione al Festival del Cinema di Roma, il documentario Enzo Tortora – Una Ferita Italiana di Ambrogio Crespi, verrà proiettato alla Camera e al Senato. La presidente Laura Boldrini ha infatti accolto la richiesta presentata da alcuni deputati del Pd e l’iniziativa è stata condivisa anche al Senato. Il regista ringraziando le istituzioni ha definito questa scelta “un atto simbolico di grandissimo valore”.
Mentre all’indomani dell’inaugurazione del festival, la polemica è ancora aperta tra il direttore Marco Muller e il regista del documentario, che oggi riporta sul suo blog le critiche pubblicate dai giornali e che ieri scriveva: “Se Muller cerca giustificazioni, faccia uno sforzo di fantasia, evitando di nascondersi dietro a un dito. Il documentario dura 60 e non 50 minuti e, naturalmente, non ha la pretesa di portare delle novità, ma solo di evitare che qualcuno dimentichi il martirio cui fu sottoposto Enzo Tortora”. E a sostegno del tema trattato: “È la storia di un galantuomo, vittima della malagiustizia. E’ un documentario di passione civile, con alcuni inediti. Se a Muller non interessa, pazienza. Avremo comunque modo di farlo conoscere, con buona pace del direttore artistico del festival di Roma.”
A trent’anni dall’accaduto, il film tratta della vicenda che sconvolse l’opinione pubblica italiana, il Caso Tortora, cioè dell’arresto dell’allora noto giornalista e conduttore televisivo Enzo Tortora, accusato di associazione camorristica e traffico di droga da due pregiudicati. Accusa per la quale il noto conduttore, scontò una detenzione di sette mesi in carcere, poi continuata agli arresti domiciliari per motivi di salute.
La vicenda va avanti per due anni, durante i quali Enzo Tortora viene anche eletto deputato al Parlamento Europeo, fino all’assoluzione definitiva della Corte d’Appello di Napoli il 15 settembre 1986. In un’ intervista su “Di Tutto”, Ambrogio Crespi dichiara: “Questo film deve servire alle nuove generazioni, deve entrate in tutte le case per permettere anche a chi non ha vissuto quel periodo storico di capire il dramma di quest’uomo, perché la sua morte non sia stata vana”.