Il 6 ottobre del 2010 il suo tir, senza controllo, si andò a schiantare contro le palizzate di un lido di Mondello, distruggendo il bar, ma soprattutto decapitando Maria Claudia Pensabene, travolta dalla motrice piombata a folle velocità. Questa mattina Emilio D’Alessandro è stato condannato a due anni e quattro mesi dal gup Lorenzo Iannelli che ha accolto le richieste del pm Renza Cescon e dell’avvocato delle parti civili (la nuora e i nipoti, perché i figli sono già stati risarciti dall’assicurazione) Alessandro Martorana. La nuora ha avuto una provvisionale immediatamente esecutiva di diecimila euro, mentre il risarcimento complessivo per i nipoti ammonta a ventimila euro. Secondo la ricostruzione della difesa, D’Alessandro non era capace di intendere e di volere quando perse il controllo del tir perché vittima di un attacco di epilessia, patologia tra l’altro non dichiarata al momento del conseguimento della patente.
Le perizie hanno rivelato che l’uomo aveva interrotto deliberatamente la cura da venti giorni, ma soprattutto che prima di svenire aveva avuto già i sentori del malore e aveva preso una bustina di zucchero. Su questo episodio ha puntato l’accusa, dimostrando che il camionista era in grado di capire che stava per sentirsi male e aveva deciso di proseguire comunque la corsa. Inoltre, altre cinque volte, tra il 1994 e il 2010, aveva avuto un malore mentre era alla guida. Quel giorno ci furono anche cinque feriti, che però non hanno querelato il camionista. Tra di loro anche i nipoti della vittima: Sergio, 3 anni, e Giuseppe, un anno, che riportarono qualche contusione e un trauma addominale.