Un boato, poi la nuvola di polvere che si alza e le grida a far intendere che qualcosa di grave era accaduto. Sono questi i particolari che emergono dal racconto di Pietro, uno dei testimoni e dei primi soccorritori dopo il crollo del muro che ha schiacciato e ucciso Salvatore Parisi, un operaio quarantenne di Belmonte Mezzagno e ferito gravemente il fratello Giuseppe, di 28 anni, alle due di oggi pomeriggio a Piana degli Albanesi.
I due, insieme ad altri tre operai, tutti parenti e tutti dipendenti dell’impresa edile della vittima, stavano operando un lavoro di ristrutturazione su un rudere nei pressi del centro della cittadina del Palermitano. E’ stato il crollo di un muro a travolgere Salvatore e Giuseppe. Il primo è morto sul colpo, schiacciato dai grandi blocchi di pietraspra, il secondo, dopo un delicato intervento d’urgenza è riuscito a salvarsi e si trova in coma farmacologico.
Il testimone, Pietro, racconta, mostrando in continuazione la lista delle chiamate effettuate dal suo telefono, di come non sia riuscito a mettersi in contatto con il 115, della corsa verso il 118 e del tentativo di estrarre i due operai dalle macerie. E’ sensibilmente provato. Tutta Piana lo è. Saranno i carabinieri adesso a dover compiere gli accertamenti necessari, anche riguardo alle misure di sicurezza, per scoprire se, tra le macerie e le lamiere di quel rudere, Salvatore, si sarebbe potuto salvare. E se comunque ci siano responsabilità da acclarare.