Il caso Cancellieri non si è ancora spento. Non si spegnerà prima di domani, quando, la Guardasigilli riferirà in Parlamento. E proprio per il “grande giorno” la squadra del ministro è al lavoro per preparare un’arringa, non necessariamente difensiva, in cui racconterà di quela telefonata, dei suoi rapporti con la famiglia Ligresti e di come lo stesso trattamento riservato a Giulia, un’intercessione con il Dap per sollecitare la scarcerazione della donna, sofferente da tempo di anoressia, sia stato ricevuto da centinaia di altri detenuti.
Poco importa, infatti, che il Procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, abbia fortemente ribadito che la scarcerazione fosse stata già prevista e che quindi le presunte pressioni del ministro sarebbero state comunque ininfluenti. Il Parlamento vuole vederci chiaro, ma le posizioni, tra gli scranni, sono contrastanti.
Il Pd, Epifani in testa, insiste con la politica attendista, “Ascolteremo e valuteremo” ha detto il segretario dei Dem in un’intervista alla Stampa. Qualcuno addirittura, in area Pdl, parla di nuovo caso Ruby, e c’è chi, come l’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, attualmente senatore di Scelta Civica sostiene che “il ministro di Giustizia debba sovrintendere all’amministrazione penitenziaria. Paradossalmente, si sarebbero potute chiedere le dimissioni di Cancellieri se non si fosse occupata del caso”.