Un abisso squallido e profondo di illegalità. È quello che si è presentato agli inquirenti che indagano a Roma sul giro di prostituzione che ha visto coinvolte due ragazzine di 14 e 15 anni. Dopo i primi interrogatori è emerso in tutta la sua prepotenza, l’ambiente degradante nel quale erano costrette a vivere le due giovani.
La più piccola delle due, vittima di una situazione al limite, di un’amicizia molto stretta, forse troppo, con quella compagna più grande di un anno ma già troppo cresciuta per i normali standard della sua età. Una madre sommersa dai debiti, che a un certo punto si accorge di quanto sta accadendo alla figlia ma non alza un dito. Anzi, la incita ad andare avanti perché il bar sta chiudendo e i debiti accumulati sono tanti. E poi la più grande delle due. Già a suo agio, almeno apparentemente, in quell’ambiente di capi succinti, scatti osè sui social network, droga, sesso e soldi, tanti soldi. Perché era a questo che i due magnaccia che le avevano prese sotto la loro protezione miravano. E lo dichiaravano apertamente nelle loro comunicazioni private. Nunzio Pizzacalla, caporal maggiore dell’esercito e Mirko Ieni, autista-organizzatore di feste notturne della Capitale non si facevano scrupoli nel trattare quelle due ragazzine alla stregua di carne da macello.
I due avevano anche affittato una casa ai Parioli che usavano come teatro degli appuntamenti. Gli inquirenti sospettano che tra coloro che hanno fatto sesso a pagamento con le due ragazzine possano esserci anche importanti professionisti o commercianti facoltosi che non si sarebbero fatti scrupoli nel pagare centinaia di euro per un’unica prestazione. Al momento ne sono stati arrestati due: Riccardo Sbarra, commercialista, e Mario Michael de Quattro, ventinovenne commerciante che oltre ad avere avuto rapporti con una di loro l’ha filmata per poi ricattarla, chiedendole 1500 euro.
A denunciare tutto è stata la madre della più grande delle due ragazzine, una professionista romana in difficoltà con quella figlia “ribelle e refrattaria a tutto”. C’è voluto un investigatore privato assunto dalla donna per scoperchiare questo vaso di Pandora. E da lì alla denuncia alle forze dell’ordine il passo è stato brevissimo. Adesso la parola passa agli inquirenti che dovranno accertare le responsabilità delle persone coinvolte.