La vicenda delle due ragazzine che si prostituivano ai Parioli di Roma ha aperto uno squarcio sul mondo degli adulti che ruota attorno a queste giovani costrette a vendere sé stesse. Intanto i due protettori. Nunzio Pizzacalla, caporal maggiore dell’esercito, e Mirko Ieni, organizzatore di feste notturne nonché autista. Erano loro gli sfruttatori delle due giovani.
Avevano capito che esisteva una clientela molto ampia disponibile a pagare cifre molto elevate pur di intrattenersi con una ragazzina. Si parla di 300 euro e più a prestazione, confermati anche dallo steso Ieni che in una telefonata con un’amica intercettata dai carabinieri si vantava dei grossi guadagni che riuscivano a garantirgli. “Seicento euro al giorno – diceva -. Se non le sfrutto così adesso, dopo non le sfrutto più”. Il tutto corredato da minacce se il “lavoro” non veniva fatto come da loro richiesto o nei tempi che ritenevano corretti. Ricatti, urla e minacce pur di ottenere sempre di più. “Per te è un gioco, ma per me rimane un lavoro”, diceva sprezzante Pizzacalla alla più grande delle due.
I clienti, abituali e non, erano l’altro pianeta che gravitava attorno a quest’oscuro universo. Due sono finiti in manette, ma molti altri potrebbero presto seguirli. Riccardo Sbarra, commercialista, mandava loro dei messaggini dal contenuto inequivocabile. Mario Michael de Quattro, commerciante, era arrivato addirittura a chiedere 1500 euro a una delle due per evitare che venissero diffuse su internet le immagini dei loro rapporti. Solo l’intervento minaccioso di Ieni ha convinto De Quattro a desistere dai suoi intenti. Gli inquirenti ipotizzano che ci possa essere un giro di clienti di spicco. Persone con una certa disponibilità economica e capaci di pagare cifre molto elevate per un’unica prestazione. E il cerchio si potrebbe allargare ulteriormente. La rubrica della quindicenne, infatti, conteneva diversi numeri di telefono di clienti.
Poi c’è la madre della ragazzina più piccola. Che una volta venuta a conoscenza di tutto ha avuto il coraggio di dire alla figlia di continuare perché a casa c’era bisogno di soldi. Situazione di indigenza con un’attività ormai chiusa e tanti debiti da pagare. Ma un’atteggiamento di questo tipo è assolutamente incomprensibile da parte di una madre.
L’unica ad aver cercato di opporsi a questa situazione e che ha davvero fatto ciò che ci si aspetta da un adulto è stata la madre della quindicenne. Un rapporto con la figlia fatto di continui scontri, di vedute sempre più differenti, sfociate presto nella totale incomunicabilità. Ma quando i soldi sono diventati sempre di più, così come gli oggetti di un certo valore, ecco scattare l’allarme. La decisione di affidarsi a un investigatore privato ha fugato, successivamente, ogni dubbio. Infine la denuncia alle forze dell’ordine, per cercare di salvare la figlia dai suoi aguzzini.