Non solo Calabria, ma anche Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Campania ed Abruzzo: gli uomini della ‘ndrangheta fermati questa mattina dai carabinieri di Crotone si nascondevano bene in tutta Italia. Diciassette le ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti affiliati ad un’organizzazione criminale legata alla ‘ndrangheta. Un colpo all’organizzazione mafiosa calabrese sferrato da Lea Garofalo, la testimone di giustizia fatta uccidere a Milano dal marito Carlo Cosco.
L’operazione ha consentito di identificare i responsabili di 7 omicidi accaduti tra il 1989 ed il 2007 in una guerra di cosche: l’accusa oltre quella di omicidio è, a vario titolo, detenzione abusiva di armi e spaccio di droga. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro, sotto le direttive della quale si è svolta l’attività investigativa che ha portato agli arresti ed alle perquisizioni. Significativa la presenza della ‘ndrangheta in Emilia Romagna, dove da anni le cosche del Crotonese concentrano i loro interessi.
Lea Garofalo, prima che il marito la facesse sequestrare ed uccidere, aveva fornito un importante contributo per svelare gli affari delle cosche della ‘ndrangheta del Crotonese. Proprio nei giorni scorsi si sono svolti a Milano i suoi funerali, organizzati su iniziativa del sindaco del capoluogo lombardo, Giuliano Pisapia, che ha voluto rendere omaggio alla memoria della testimone di giustizia.
La figlia di Lea Garofalo, Denise Cosco, che si è collegata telefonicamente durante i funerali rivolgendo un saluto commosso alla madre, vive da tempo sotto protezione in una località segreta. Oltre Lea Garofalo ci sono stati altri testimoni di giustizia e pentiti di ‘ndrangheta che hanno collaborato con la Dda di Catanzaro per gli arresti fatti la scorsa notte e le cui dichiarazioni sono state riscontrate dai risultati delle indagini svolte dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone.
Questo l’elenco delle persone arrestate nell’ambito dell’operazione condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone. Gli arrestati sono: Vincenzo Comberiati, alias “Tummulone”, di 56 anni; Salvatore Caria, alias “Cariedda” (35); Salvatore Carvelli (50); Giovanni Castagnino (54); Pietro Comberiati, alias “Piero” (33); Salvatore Comberiati (47); Salvatore Comberiati (54), alias “Sibillino”; Mario Mauro, alias ”U biondo” (55); Domenico Pace (33); Giuseppe Pace (36); Giuseppe Scandale, alias ”U Pagghiaru”, (45); Salvatore Vona (32), tutti di Petilia Policastro, come Pasquale Carvelli (40) per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari. I provvedimenti restrittivi hanno riguardato anche Nicolino Grande Aracri di 54 anni, di Cutro; Giuseppe Grano (48), di Mesoraca e Angelo Greco (48), di San Mauro Marchesato. La Dda aveva chiesto l’emissione di 37 ordinanze di custodia cautelare, ma il gip, Assunta Maiore, ha accolto la richiesta per 17 degli indagati.
”L’operazione di oggi è stata tanto attesa dal momento che le nostre indagini ci inducevano a temere imminenti omicidi. Si è evitato che venissero compiuti agguati anche in pubblico”. Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, incontrando i giornalisti per illustrare gli esiti dell’operazione dei carabinieri che, nel Crotonese, ha portato all’esecuzione di 17 ordinanze di custodia in carcere nei confronti di altrettanti affiliati ad un’organizzazione legata alla ‘ndrangheta. “Questa ordinanza – ha aggiunto Lombardo – ricostruisce la storia del locale di Petilia Policastro dagli anni ’80 al 2008 e fa chiarezza su una serie di omicidi datati nel tempo e frutto di regolamenti interni”.