Una lettera aperta sul Corriere della Sera diretta al presidente del Consiglio, Enrico Letta e al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per urlare la propria disperazione di imprenditore vessato dall’Agenzia delle Entrate. L’ha scritta Flavio Caravati, imprenditore lombardo, per sollecitare un intervento da parte delle istituzioni dopo che le missive inviate privatamente un anno fa hanno ricevuto come risposta un semplice invito ad affidarsi alla magistratura. Da quanto si legge l’Agenzia delle Entrate avrebbe evidenziato un errore di interpretazione delle norme di legge vigenti da parte di Caravati. Ma lui cerca di ribadire in tutti modi che così non è stato.
Così decide di rendere pubblica la sua vicenda acquistando uno spazio a pagamento sul maggiore quotidiano nazionale. Caravati non scende nello specifico di quanto stia subendo e parla di “atteggiamento totalmente illegittimo” in una situazione in cui “il cittadino non trova nello Stato un interlocutore, ma un avversario, se non addirittura un nemico”. Inascoltati anche i ricorsi fatti alla magistratura e al Garante del contribuente. nessun riscontro da parte del primo, pratica archiviata dal secondo. Scomodato addirittura l’Olocausto per dar forza al suo ragionamento. “Mi è tornato a mente – scrive Caravati – il dramma dell’Olocausto e ho pensato al fatto che gli ebrei che si sono salvati dall’inumana persecuzione sono stati quelli che, intuendo in tempo utile e prevedendo il tragico evolversi degli eventi, hanno potuto e preferito abbandonare l’Italia”.
Il piccolo imprenditore non vuole però fuggire all’estero. Per senso di responsabilità verso i suoi figli che hanno deciso di seguirlo in questa impresa, e per “non accumulare difficili sensi di colpa”. Caravati chiede ancora una volta che le due massime autorità dello Stato intervengano sulla questione per porre fine a una “dittatura della burocrazia pubblica dove gli organi dello Stato possono arrogarsi qualsiasi violenza o arbitrio senza essere sanzionati per ciò che fanno, asserendo impropriamente di applicare le leggi della Repubblica”. E per raggiungere lo scopo chiede di “attivare tutti gli strumenti disponibili affinché gli uffici amministrativi e quelli dell’Agenzia delle Entrate, in particolare, siano sottoposti a controlli rigorosi in ordine all’operato dei funzionari che vi lavorano”.
Infine una domanda che tanti vorrebbero porre a Letta e Napolitano: “Se voi aveste qualche milione di euro da investire lo fareste in un’azienda italiana oggi?”.
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Sono un libero professionista che da tre anni vengo perseguitato dall'agenzia dell'entrate, ultimamente oltre ad errori di calcolo si sono inventati le giustificazioni per i prelievi capisco quelli inerenti alla mia partita iva ma quelli per la gestione familiare di un'altro conto proprio non li capisco. Credo siamo arrivati prorpio all'eccesso più assoluto, se strizzano così i cittadini che pagano le tasse non si possono lamentare se ci sono evasori fiscali.