Un successo l’edizione 2013 della Leopolda, almeno secondo i dati forniti questa mattina dall’organizzatrice, Maria Elena Boschi. “Ieri abbiamo avuto 16.900 contatti in streaming e sono venute 7.800 persone”, ha detto dal palco.
Oggi tutta l’attenzione è stata per Matteo Renzi che ha concluso la convention con un discorso lungo, totalmente a braccio, che ha scaldato la platea.
Tanti i punti che ha voluto mettere in chiaro il sindaco. Per prima cosa, il modo attuale di fare politica, irrigidito da un immobilismo che non consente di andare avanti, di creare un futuro e ingabbiato in alcune dispute che non permettono di capire chi siamo o cosa rappresentiamo. “Vi auguro di essere follower e non pecoroni – ha detto Renzi -. Vorrei anche dire che noi dobbiamo definirci, non possiamo permettere agli altri di definirci”, ha continuato, “oggi un autorevole esponente del centrodestra che dice “io e Alfano non abbiamo litigato, il nostro nemico è Renzi”. Ecco è l’errore che ha fatto la sinistra, di definirsi sulla base del nemico. Noi siamo definiti dai nostri amici, da chi siamo noi, da ciò che vogliamo portare avanti. La politica si è stagnata in un immobilismo incredibile. Noi parliamo di futuro per questo non parliamo di Berlusconi. Noi popolo della Leopolda siamo definiti non da chi vogliamo mandare a casa ma da cosa vogliamo costruire per il futuro. Non vogliamo essere definiti dai nostri nemici ma dai nostri amici”.
E per quanto riguarda la sua corrente di partito non potrebbe essere più chiaro: “La sinistra che non cambia si chiama destra. La sinistra che ha paura del domani non è interessante. Oggi si dice, perché non ci sono le bandiere Pd sul palco? Il problema è non è questo, ma che non ci sono croci sulla scheda alle elezioni. Dobbiamo portare altra gente a votare, l’obiettivo non è mettere una bandierina ma cambiare il paese”.
Per Renzi, l’obiettivo “non solo le elezioni”. Obiettivo deve essere un cambiamento che elenca in quattro punti, Italia, Europa, Lavoro, Educazione, che saranno ridiscussi alla Leopolda dell’anno prossimo per capire quanto e cosa si è portato a termine.
Il primo punto lo chiama “Italia” solo perché “la parola “riforma” è la più allucinante degli ultimi 20 anni”. Dentro questo punto sono contenute diverse cose che vanno cambiate. Ecco i principali passaggi del suo discorso.
ITALIA. C’è o non c’è la volontà di fare la riforma costituzionale che permetta il superamento del bicameralismo perfetto? Son tutti d’accordo? Benissimo. Da qui alla prossima Leopolda, se avremo responsabilità nel partito, il primo punto di riferimento è che noi vogliamo togliere il Senato, trasformarlo in camera delle autonomie, i senatori non faranno più quel lavoro e avremo un sistema più semplice. Secondo punto: il titolo V, la cui riforma è stata un errore. Io ho sbagliato a votare sì al referendum. Oggi le Regioni hanno potestà concorrente su energia o turismo. Che senso ha che ci sia una politica energetica in Molise o del turismo in Basilicata? Ha ragione Graziano Delrio, via le Province. Non so che farmene dell’appello dei costituzionalisti. Riduciamo i posti in politica, ci sarà qualcuno che tornerà a lavorare.
Non è un dramma qualche politico in meno e qualche speranza in più. Non è un dramma se qualcuno tornerà a lavorare. La riforma elettorale corretta è quella dei sindaci, che si mettono in gioco direttamente, e le persone possono fargli notare, sui social network o nei circoli, che hanno sbagliato qualcosa. Ci vuole una legge con tre caratteristiche, alla fine del voto bisogna sapere chi ha vinto, quello che ha vinto deve avere i numeri in Parlamento per governare, quello che governa è responsabile per 5 anni. Noi siamo i custodi dell’alternanza del bipolarismo, mai più larghe intese, giochini sulle spalle degli italiani.
Quarto e ultimo punto. La storia di Silvio ci dice che dobbiamo fare la riforma della giudizio. La storia di Silvio Scaglia, non dell’altro Silvio, ci dimostra che la riforma della giustizia è ineludibile. Questo signore ha fondato Fastweb, poi l’ha venduta, dopo qualche anno è stato raggiunto da un ordine di custodia cautelare. L’ipotesi di reato è truffa. Lui era alle Antille, ha affittato un volo privato per andare dai magistrati, convinto della sua innocenza e si fa arrestare. A distanza di 12 mesi è stato liberato e due settimane fa è stato giudicato innocente. Vi sembra normale che mentre noi abbiamo parlato di giustizia sempre di uno solo, nessuno sente come una vergogna che un cittadino onesto vada in galera senza la possibilità di difendersi? La riforma della giustizia è interesse di tutti.
EUROPA. L’europa o sta nel Mediterraneo o non serve. L’Europa deve caricarsi dell’emergenza sociale dell’immigrazione. La prima cosa che faremo è una riforma sul Mediterraneo. Oggi è in mano alle inconcludenze della politica. Non posso vedere più gli appelli dell’Europarlamento contro la Bossi-Fini; l’Europa non può fare appelli, mandi le navi insieme a noi a pattugliare il Mediterraneo e si faccia carico dell’emergenza sociale.
LAVORO. Se non crei lavoro non sei di sinistra. La seconda regione d’Italia è la disoccupazione con sei milioni di abitanti. Quando ci candidiamo in quella regione lì si perde sempre. Perché i disoccupati non ci votano? Perché diamo l’impressione di parlare di lavoro senza avere la voglia di cambiare. Cambiare il sistema della formazione professionale non sono in Sicilia ma anche il Sicilia, deve essere più vicino a quello della Germania. I centri dell’impiego vanno radicalmente rivoluzionati. Così come la normativa. Vi sembra possibile che un paese che vuole essere chiaro ha 2.100 norme nel Codice del lavoro?
EDUCAZIONE. La scuola è il luogo dal quale possiamo ripartire. Noi crediamo negli insegnanti, puntiamo sulla loro passione, non li lasciamo alla loro rassegnazione. Non possiamo far passare delle riforme senza parlare con chi lavora ogni giorno nelle scuole.
Renzi dopo aver elencato gli obiettivi passa alle conclusioni: “Oggi la vera strada è la semplicità, il parlare chiaro, arrivare a tutti non avere la puzza sotto il naso, parlare chiaro di politica. Le quattro iniziative concrete che ho proposto (Italia, Europa, Lavoro, Educazione) sono accomunate dall’idea di semplicità. Quello di cui abbiamo bisogno è la rivoluzione della semplicità, la semplificazione della politica”.
E ha aggiunto: “Noi non siamo persone importanti, vogliamo fare cose importanti. Non possiamo parlare solo di correnti, la prima ad essere rottamata sarà la corrente dei renziani. Il Pd non è credibile se è un insieme di correnti. Servono correnti delle idee non dei cognomi. La speranza non va riposta in una persona sola – ha continuato – ma non si può avere paura della leadership, non è una parolaccia».
Grazie a tutti. Alla prossima! #Leopolda13
— Matteo Renzi (@matteorenzi) October 27, 2013