La coincidenza tra campagna elettorale per la elezione delle rappresentanze sindacali aziendali e gli ultimi giorni disponibili per poter firmare la conciliazione per i lavoratori a progetto ha reso la situazione all’interno dei call center Almaviva di Palermo e Catania potenzialmente esplosiva. Sindacati contro sindacati, lavoratori che firmano contro lavoratori che non firmano, è un tutti contro tutti che non permette di vedere chiari i contorni della questione.
“Trovo gravemente strumentale la posizione assunta dalla Cgil il giorno stesso della firma delle conciliazioni con la presentazione di una proposta alternativa che si sapeva già non sarebbe stata accolta dall’azienda – dice Alice Violante, delegata Uilcom per Almaviva – ed è irresponsabile l’invito rivolto ai lavoratori a non firmare perché la scelta dovrebbe avvenire nell’assoluta libertà individuale, visto che in ballo c’è il futuro lavorativo di ciascuno di loro”.
Il riferimento è a quanto accaduto ieri nella sede di via Marcellini a Palermo. Decine di lavoratori a progetto sono stati convocati per firmare la conciliazione – c’è tempo fino a fine mese – e, trovando un testo diverso da quello che il sindacato aveva fatto vedere loro nel corso di alcune riunioni, si sono rifiutati di firmare.
La conciliazione è un documento previsto dalla legge nazionale per la nuova regolamentazione dei contratti di lavoro a progetto. Rispetto alle libertà che le aziende avevano in passato sui Lap, che nella flessibilità del proprio contratto si trovavano a dover accettare di tutto, sotto lo spauracchio del rinnovo, la nuova legge garantisce, tra i vari punti, una retribuzione oraria minima pari al contratto part-time di secondo livello del Contratto nazionale per le Telecomunicazioni, la possibilità di accedere ad un fondo economico, finanziato in parte dall’azienda in parte dai versamenti dei lavoratori stessi, per eventuali infortuni gravi, malattie che prevedono il ricovero e altri casi specifici; e l’iscrizione in una lista di prelazione che costituisce un bacino obbligatorio da cui l’azienda deve attingere qualora dovesse prevedere nuove assunzioni a progetto. Garanzie che ai Lap fino all’approvazione di questa norma non erano concesse e che sono contenute nella famosa conciliazione da firmare. Ma il documento proposto da Almaviva ai dipendenti Lap prevede anche la rinuncia a rivalersi sull’azienda, in sede di Tribunale, per il pregresso. Ed è questo il punto dolente della vicenda.
“Molti lavoratori – dice Alice Violante – hanno paura di perdere i diritti acquisiti con l’anzianità. Una paura legittima se la lista di prelazione non dovesse essere costruita come una graduatoria, in cui chi ha più anni di servizio sta sopra a chi ne ha meno. Ed è proprio questo che, come sindacato, stiamo provando a fare con l’azienda”.
“Quello dell’anzianità è un falso problema – attacca Davide Foti, segretario generale Slc Cgil di Catania – questo è un problema di diritti”. In pratica, il lavoratore a progetto che firma la conciliazione, rinuncia all’asso nella manica che ha portato per tutti questi anni. Turni orari, gerarchie e altri aspetti ancora (guarda le foto che lo dimostrano) che non potranno essere fatti valere nelle sedi opportune per dimostrare di essere praticamente pari ai dipendenti e chiedere eventualmente un’assunzione a tempo indeterminato. “La nostra proposta infatti – dice Foti – è quella di creare un maggiore equilibrio tra i diritti e le rinunce del lavoratore a progetto e i diritti e le rinunce dell’azienda: io, lavoratore, rinuncio ai miei diritti di fare causa fino a che tu, azienda, rispetti la lista di prelazione per i contratti da stipulare. Ma se ledi questo mio diritto io rientro in possesso della mia possibilità di denunciarti”.
Tutte proposte. Intanto l’azienda procede con la proposta di conciliazione iniziale – modificata soltanto nei punti che l’Ispettore del Lavoro di Palermo aveva criticato – e chi non firmerà entro fine mese sarà fuori dalla lista di prelazione.