Non ci sarebbero abbastanza prove sulle stragi di mafia del 1993: le indagini portate avanti dal procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi hanno portato a un niente di fatto. “ Non abbiamo raccolto quanto necessario per investire della vicenda un giudice”, ha commentato il procuratore.
Quattrocchi ha poi ricordato che le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, nel 2008, consentirono alla procura di ”ricominciare un percorso”. Fra l’altro Spatuzza raccontò che il boss Giuseppe Graviano gli fece i nomi di Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi, suggerendo la presenza di una sponda politica.
“Per cercare di capire abbiamo fatto cose da pazzi”, ha spiegato Quattrocchi. Riguardo “i nomi fatti da Spatuzza” ha continuato, “la procura ha cercato di individuare le responsabilità” investigando “tutta una serie di circostanze che ci facevano intravedere l’esistenza di possibili corresponsabilità finora non approfondite. Siamo andati a vedere ciò che Spatuzza ci ha detto”.
Proprio sulla base delle dichiarazioni di Spatuzza, ha ricordato il procuratore, si è arrivati a due nuovi ergastoli: per il boss Francesco Tagliavia, che avrebbe messo a disposizione il gruppo di fuoco, e per il pescatore Cosimo d’Amato, accusato di aver fornito il tritolo. Riguardo “le corresponsabilità non materiali”, cioè i concorrenti esterni, invece, “se non si acquisiscono fatti e fonti di prova, dal giudice non si va”.