I dipendenti pubblici rischiano di pagare cara le misure previste dalla legge di Stabilità dopo la conferma del blocco degli stipendi per il quinto anno, dato questo che aumenta vertiginosamente gli effetti negativi in busta paga. Lo stop fino al 2014 impone agli statali “tagli” fino al 10, 5 per cento dell’attuale stipendio di riferimento. Ma non finisce qui. Il costo per potrebbe lievitare fino al 14,6 per cento se il capitolo contratti dovesse restare al palo fino al 2017.Ma le misure che agitano il mondo del pubblico impiego non sono certo una novità. Già la manovra estiva del 2011 si occupava del congelamento dell’indennità di “vacanza contrattuale” fino al 2017 .
Solo per fare qualche esempio, i mancati aumenti 2010-2014 costano a un impiegato ministeriale circa tremila euro. Dal 2009 un professore di scuola ha perso 3.348 euro l’anno. Per un dirigente le perdite possono arrivare a toccare i 21mila euro. Lo riporta il Sole24Ore. Inoltre le norme escludono qualsiasi speranza di recuperare quanto perso una volta che i rinnovi riprenderanno. Gli effetti dei tagli peseranno anche sugli assegni previdenziali, in particolare chi va in pensione oggi ha circa la metà della pensione calcolata con il sistema retributivo, e sconterà sull’assegno circa l’80 per cento del costo totale del blocco.
La stasi delle buste paga riguarda quasi sette milioni di lavoratori. Inoltre la manovra prevede anche l’allungamento della rateizzazione del trattamento di fine rapporto e la riduzione del turnover estesa a tutto il 2017.I sindacati sono sul piede di guerra e sulla questione annunciano di voler dare battaglia per tutta la durata dell’iter parlamentare.