La vita della Consulta delle culture inizia con una presentazione in grande stile a Villa Niscemi, la sede istituzionale che il sindaco di Palermo è solito utilizzare per le grandi occasioni. Gli eletti, tutti meno uno, che si trova momentaneamente in Pakistan, emozionati, si sono schierati dietro un grande tavolino insieme al sindaco, Leoluca Orlando, a Giusto Catania, assessore alla Partecipazione e al presidente del Consiglio comunale, Totò Orlando, che sarà il futuro primo referente dell’organo neonato.
A prendere la parola, subito, i rappresentanti dell’amministrazione comunale. “Se anche oggi dovessi smettere di fare il sindaco di Palermo – dice Orlando – sarei contento comunque, perché sarei consapevole di aver fatto una cosa buona. Sarebbe un errore se, ora che siete stati eletti, vi occupaste solo dei cittadini stranieri. E’ un vostro dovere intervenire su tutte le decisioni importanti a cui sarà chiamato ad esprimersi il Consiglio comunale, inclusi il bilancio e il piano regolatore”. In realtà Palermo una Consulta delle culture l’ha già avuta, era il 1999, e il sindaco era ancora Leoluca Orlando, che stavolta però tranquillizza: “Non abbiamo commesso lo stesso errore del passato, abbiamo messo in sicurezza la Consulta con un regolamento comunale, nessuno potrà toccarla”. Presentata anche la sede della Consulta, Palazzo Cefalà. “Per noi – ha aggiunto l’altro Orlando, Totò – siete dei colleghi, siete dei consiglieri comunali a tutti gli effetti”.
Per Giusto Catania, invece, il punto di forza di queste elezioni, che hanno registrato una buona affluenza alle urne, è stata “una legge elettorale azzeccata, che ha consentito a tutte le comunità di avere dei propri rappresentanti”, anche se resta grande il rammarico dell’assessore per la mancata partecipazione della comunità cinese. “Abbiamo tentato di raggiungerli in ogni modo – spiega – ma senza esito. Speriamo quanto prima di riuscire nell’intento di coinvolgerli, sarebbe importantissimo”.
Poi è venuto il turno degli emozionatissimi membri della Consulta. Pakistani, cingalesi, filippini, romeni, ucraini, polacchi e tanti altri tasselli del “mosaico” di cui spesso parla il sindaco Orlando. Dalle loro parole, oltre ai ringraziamenti di rito, tanta speranza e voglia di fare. C’è chi esalta il ruolo delle donne, molto votate, con nove membri eletti sui 21 componenti della Consulta; chi parla delle proprie esperienze da mediatore culturale; chi, e sono tanti, si dice meravigliato per aver frainteso il reale scopo dell’organo e giura impegno per rappresentare tutti e c’è persino chi la considera una rivalsa su anni di discriminazioni e insulti razziali. Solo il primo tassello di un percorso, quello dei neo eletti, ancora lungo. Solo il tempo potrà dire se questa Consulta, la prima in una grande città italiana, sarà davvero una grande intuizione e consentirà a Palermo di essere un esempio pilota per tutto il Paese.