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Funerali di Stato ad Agrigento | L’isola chiede che non si spenga l’attenzione

Per chi non è mai stato a Lampedusa crederci è difficile. Raggiungere l’isola dei conigli dalla terra è quasi un’impresa eroica, ma non tanto per arrivare quanto per tornare. Durante la discesa capita di sentire i turisti che arrivati sull’isola per la prima volta non fanno che lamentarsi e chiedersi se ne valesse la pena.

Poi si arriva ad un parapetto e lì tutti rimangono a bocca aperta per la bellezza calma e profonda di questo posto. Un luogo che è tornato a far parlare di sé non per essersi classificato primo nella classifica della spiagge più belle ma per essere stato scenario di morte.

Il mare di Lampedusa fino a ieri ha restituito un cadavere e il numero dei morti del naufragio del 3 ottobre scorso sono così saliti a 366. Un segno, qualora ce ne fosse bisogno, che l’emergenza non è finita. Che i riflettori non devono essere spenti. Che alle tante parole pronunciate davanti a microfoni e telecamere devono seguire i fatti, anche quando tutto questo clamore troverà un nuovo obiettivo su cui concentrarsi.

A Lampedusa sono andati tutti. Hanno stretto mani, hanno versato qualche lacrima vedendo i cadaveri dei profughi sistemati nell’hangar dell’aeroporto e tutti in coro hanno ripetuto che una tragedia del genere non riguarda solo l’Italia ma l’Europa intera e che non è possibile tollerare che possa ripetersi.

Intanto è entrata nel vivo la missione Mare Nostrum, di sorveglianza dei flussi migratori nel Canale di Sicilia. Vastissimo il tratto di mare che le navi della Marina dovranno pattugliare, lungo circa 360 miglia: nonostante i sofisticai sistemi di bordo, si tratterà di un’azione particolarmente impegnativa.

Sono passati 18 giorni, Agrigento oggi ospita i (tanto criticati) funerali “di Stato” mentre Giusi Nicolini andrà a chiedere sostegno al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. È stanca ma combattiva. Sarebbe facile arrendersi e invece lei, nonostante le troppo promesse non mantenute, continua a chiedere aiuto. Sarebbe bello che a questa richiesta le rispondessero con la stessa generosità che hanno dimostrato i lampedusani e le tante persone che hanno dato una mano senza ricevere in cambio il clamore della stampa, ma solo un grazie sorridente. Con lo stesso amore che centinaia di famiglie stanno manifestando attraverso l’intenzione di prendere in affido i piccoli rimasti orfani. Con lo stesso spirito con cui è stato istituito il Comitato 3 ottobre, per farci capire che non si può dimenticare. Non si deve.

Azzurra Sichera

Chi mi conosce ha smesso di comprarmi pigiami e mi regala libri; detesto avere gli occhiali sempre sporchi; soffro di dipendenza da carboidrati; amo e odio la mia città, Palermo, così come non sopporto gli stereotipi sulla Sicilia e i siciliani; la prima cosa che faccio quando inizio un libro è leggere i ringraziamenti; amo le tazze e colleziono "L'apologia di Socrate" di Platone in tutte le lingue.

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