Il padre della macroeconomia moderna, John Keynes, riuscì a traghettare un paese di certo non da poco fuori dalla più grande crisi (fino ad ora) mai affrontata dall’economia mondiale contemporanea. La sua ricetta non era certo semplice, ma dei tanti ingredienti usati uno ha fatto il giro del mondo ed ha attecchito anche in Italia: l’imposta progressiva sui redditi, quella tassa che aumenta all’aumentare dell’imponibile. Quella tassa che decide chi è ricco e chi no e in che misura quindi si debba contribuire alle casse dello Stato, talvolta per scaglioni.
Sì, stiamo proprio parlando di Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, diretta, personale, generale e appunto progressiva. Il calcolo dell’Irpef spesso é sconosciuto, in quanto l’obbligo di calcolarlo spetta al datore di lavoro o al CAE. Tutti però conoscono l’importanza di quest’imposta, che colpisce il reddito – che sia fondiario, capitale, di lavoro, di impresa – con aliquote dipendenti dagli scaglioni di debito. Un’importanza così elevata, che per la prima volta dal governo arriva un segnale che punta alla riduzione del carico fiscale a partire dai lavoratori a basso reddito: l’Irpef potrebbe cambiare, grazie a due novità.
La legge di stabilità per il 2014 è stata approvata nella tarda serata del 15 ottobre, appena in tempo prima che la scure della troika europea si abbattesse sull’Italia per l’inadempienza dei tempi. I contribuenti in italia sono circa 41 milioni, con oltre 20 milioni di lavoratori dipendenti e assimilati. Una delle novità dell’Irpef riguarda la detrazione per fonte di reddito: essa aumenterà sui redditi da lavoro dipendente, per quei lavoratori non incapienti che percepisco tra gli 8 e i 55mila euro. L’imposta invece rimarrà invariata per pensionati, autonomi e dipendenti incapienti con reddito superiore a 55 mila. Dunque l’aumento della detrazione crescerà tre gli 8 e i 15 mila euro, per poi diminuire.
Altra novità riguarderà invece una razionalizzazione delle detrazioni su certi tipi di spesa, tra cui quella per l’istruzione, le spese funebri e ancora le spese mediche. Potrebbe non sembrare ancora tanto, ma di certo è un primo passo verso quello sgravio fiscale promesso. Un gradino nella direzione opposta a quella pressione fiscale che unita alle politiche di austerity ha soffocato milioni di italiani. Più in alto si va, più si può iniziare a respirare.