Categorie: Politica

Parlamentari in un giorno da persone qualunque | Una riflessione amara su differenze evidenti

Sono proprio curioso.

Li vorrei vedere i nostri ministri, i nostri segretari di partito, i nostri onorevoli. I vari Letta, Alfano, Saccomanni, Mauro, Zanonato, Renzi, Bersani e tutta l’allegra compagnia che siede in Parlamento alle prese con la vita della gente normale.

Li vorrei vedere, mollare i loro agi, i loro amici, le lobby e gli stipendi fuori da ogni logica e ricominciare nel mondo dei “comuni mortali”.

Vorrei vedere come se la caverebbero ad inseguire un sogno, a lavorare per cinque, sei, sette anni per milleduecento euro al mese, avere un o una compagna, un cane, magari progettare anche un matrimonio. Pagare la casa in affitto, le tasse – tutte quante, eh! – le multe, l’assicurazione della macchina, la fornitura di energia elettrica. O fare shopping per l’essenziale, la spesa solo al discount, centellinare le cene fuori e le serate al cinema. Revisionare lo scooter, progettare le vacanze, festeggiare i compleanni o gli anniversari o fare un regalo di matrimonio a degli amici.

Li vorrei vedere inseguire i loro sogni di vita e professionali.

Cercare di mettere su un’azienda o un’attività commerciale non potendo contare su nulla se non che sulle proprie forze. Senza famiglie famose alle spalle, senza clientele, senza pensioni d’oro, senza vitalizi e senza finanziamento pubblico ai partiti. Senza banche comandate a bacchetta, ma magari con genitori con pensioni da seicento euro al mese che ogni tanto hanno pure bisogno d’aiuto.

Sono curioso di vedere come approccerebbero l’argomento. Vorrei vedere come reagirebbero davanti alla richiesta di garanzie delle banche per il triplo del capitale richiesto in prestito (che se uno ha il triplo del capitale, che diavolo lo chiede a fare?);

Vorrei vedere come pianificherebbero un business plan per l’accesso ai finanziamenti di Sviluppo Italia o ai Por, quelli che prima li devi spendere, poi, forse, non si sa in che tempi, te li restituiscono in parte, con quali criteri, con quali certezze, con quanti timori.

Vorrei proprio vederli campare per anni con milleduecento euro al mese ed un giorno cominciare a parlare con notai per la costituzione della società, con i commercialisti per l’iscrizione in camera di commercio ed il versamento delle imposte, con la pubblica amministrazione. Con lo sportello unico per le pratiche autorizzative, con i vigili urbani per l’insegna, la tenda da sole e il suolo pubblico di pertinenza, con l’edilizia privata per l’agibilità dell’immobile, con l’ingegnere per la presentazione delle pratiche. Con il padrone di casa che chiede due mensilità morte più quella corrente mentre ancora non sei, non dico a reddito, ma neanche aperto. Con il fabbro, il falegname, l’architetto, l’arredatore, il piastrellista, l’idraulico e via discorrendo.

Li vorrei vedere trattare con i fornitori, che grazie all’articolo 62 del decreto legge n.1 del 2012 non possono, anche volendo, accettare pagamenti oltre i 60 giorni dalla data della fattura.

Vorrei vedere come si sentirebbero al primo contatto con il mondo dell’imprenditoria una volta venuti a conoscenza di quanta burocrazia, di quanti costi e di quanta dispersione di denaro ed energie ci sia in una fase progettuale o di start up di un’azienda.

Vorrei vedere come stilerebbero l’organigramma delle proprie società, con quali incarichi, con quanti dipendenti e con che inquadramento dopo l’incontro con il consulente del lavoro che ha dato loro la prima infarinatura sui costi dei dipendenti.

E qui le risate sarebbero davvero tante.

Vorrei vederli, intenti a scegliere la ragione sociale, l’oggetto societario e redigere lo statuto con l’attenzione che questo merita visto tutto ciò che ne scaturisce.

E poi vorrei vederli fare le prime forniture e le prime fatture proprio alla pubblica amministrazione.

E vorrei vedere la loro reazione quando sei, sette o otto mesi dopo loro avranno pagato il 22% di iva, la materia prima, la manodopera, le consulenze, l’outsourcing, le tasse sul reddito, gli stipendi, i contributi e magari lo straordinario ai dipendenti, la fornitura di energia elettrica, l’abbonamento telefonico ed il web, il provider per il dominio del sito, l’imposta sulla tenda da sole ma non il padrone di casa che è un bravo cristiano e li vuole aiutare aspettando un po’ ma non avranno ancora ricevuto il pagamento delle fatture.

Vorrei vederli per cinque o sei anni alle prese con queste cose semplici, cose che la gente normale vive ogni giorno, invece di sentirgli ancora dire stupidaggini su stupidaggini. Invece di sentirli parlare di sacrifici da far fare ai cittadini, di vederli arrancare e mentire spudoratamente sulla risoluzione di problemi che, bontà loro, non conoscono, e promesse che regolarmente disattendono.

Vorrei vederli alle prese con la vita delle persone normali, vorrei vedere la fine che farebbero se facessero anche loro parte di quella gente che lotta e che ogni giorno a denti stretti ce la fa da sola.

Ma visto il risultato, visto il modo in cui questi signori ci stanno riducendo alla miseria, vista la poca lucidità con cui argomentano le loro scelte politiche per il bene del paese, e visto l’approccio e la conseguente negligenza che hanno nella gestione dell’azienda “Italia”, temo che li vedrei molto più facilmente in camera di commercio a depositare le licenze, in tribunale a consegnare le scritture contabili ed in banca a chiudere i conti correnti.

E ci sarebbe in giro un padrone di casa che aspetta dodici mesi di affitti arretrati, amaramente pentito di aver dato loro fiducia.

Gigi Giordano

Condividi
Pubblicato da
Gigi Giordano
Tags: cittadiniitaliaitalianiministriparlamentariParlamentopersone normalipoliticapolitici