La soddisfazione del Partito democratico per la legge sul finanziamento ai partiti approvata dalla Camera è palese. “Una buona legge, frutto della mediazione e di un accordo raggiunto all’interno della maggioranza di governo”, dice Andrea Martella, vicepresidente dei Democratici a Montecitorio.
Voi del Pd avevate proposto però un tetto più basso per i finanziamenti dei privati ai partiti. Siete soddisfatti comunque?
“Certo. Questa legge impedisce che la diseguaglianza economica generi anche una diseguaglianza politica. Il problema non è la cifra che definisce il tetto, 300 mila euro per le persone fisiche e 200 mila euro per le persone giuridiche, che è stata raggiunta attraverso una contrattazione all’interno della maggioranza, perché il punto fondamentale era che un tetto ci fosse. Non deve più accadere, infatti, che certi partiti affrontino le campagne elettorali con singoli sostenitori che staccano assegni per milioni di euro”.
Ma non pensa che il meccanismo delle donazioni tramite 2×1000 possa generare una diseguaglianza politica basata sulla diseguaglianza delle dichiarazioni dei redditi?
“Non penso proprio. I cittadini valuteranno l’operato dei partiti che vogliono sostenere e se lo desiderano potranno sostenerli, usufruendo anche di agevolazioni fiscali. Un meccanismo di valutazione che costringerà i partiti a un comportamento corretto nei confronti dei propri elettori e sostenitori, tutto nell’ottica della trasparenza”.
Il vostro partito ha definito questa legge “una rivoluzione che garantisce la democrazia”. Non teme che invece i piccoli partiti, pur rappresentanti degli interessi di una parte della popolazione, possano sparire perché privi di sostenitori economici?
“No, non credo. Noi abbiamo votato l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti non l’abolizione dei partiti, che sono essenziali per la democrazia. Ma certamente i partiti, tutti, sia i più grandi che i più piccoli, dovranno meritarsi la fiducia dei sostenitori. Per esempio, con una maggiore rappresentanza delle donne per le cariche elettive, con una maggiore democrazia interna”.
Avete pensato a un codice etico con cui selezionare i contributi dei privati che vi verranno proposti?
“Il Partito democratico è già fornito di tutti gli strumenti necessari per essere il più trasparente possibile. Ha uno statuto, un bilancio pubblicato rigorosamente online, una sana democrazia interna. Inoltre, per l’accettazione dei finanziamenti dai privati serve il verbale di approvazione del Consiglio di Amministrazione che delibera il contributo e il documento di accettazione dei tesorieri dei partiti. Un doppio controllo quindi. Ci sono soggetti politici comunque, come il Movimento 5 Stelle, che dovranno diventare più democratici al loro interno e più trasparenti se vorranno mantenere la fiducia dei propri sostenitori. Noi del Pd siamo già abituati a valorizzare la partecipazione del nostro elettorato”.