Sembrava un traguardo molto lontano, si è scritto per anni e sulle fonti di finanziamento per i partiti si è detto quasi tutto. Ma finalmente si è votato. Siamo ad un primo passo verso il cambiamento, cioè al passaggio dal finanziamento pubblico dei partiti a quello privato. Con 288 si, 115 no e sette astenuti la Camera ha votato a favore del disegno di legge presentato dal governo che punta a ricostruire il sistema di finanziamento dei partiti attraverso il due per mille e le donazioni private. In attesa, quindi, che il Senato approvi il testo presentato dal governo, il premier Letta spiega che la modifica andrà fatta e la legge approvata, diversamente per il primo ministro sembra essere necessario intervenire attraverso un decreto legge.
Il tetto per le donazioni quindi è stato fissato. Sarà di 300 mila euro l’anno per quelle dei privati, e di 200 mila per quelle delle persone giuridiche, ed entrerà in vigore progressivamente. Per chi di dovesse trovare ad eccedere i limiti previsti non potrà ottenere, per gli anni successivi, altre donazioni, fino al limite previsto.
Chi donerà i fondi ai partiti otterrà anche diverse agevolazioni; detrazioni al 37 per cento tra i 30 euro e i ventimila euro, al 26 per cento tra i ventimila e i settantamila euro. I partiti potranno anche ricevere fondi attraverso l’uso degli sms e delle applicazioni senza pagare su di essi l’Imposta sul valore aggiunto.
Non si parla però solo di operazioni che riguardano i finanziamenti ricevuti. Il testo contiene anche un aumento dei fondi per la copertura della Cassa integrazione dei dipendenti dei partiti aumentandola di 8,5 milioni per il 2015 e 11,25 milioni per il 2016, senza tralasciare i 15 milioni già previsti per il 2014.
Multe e penalizzazioni per chi non avrà “le quote rosa” in regola! Infatti, è previsto che i partiti poco avvezzi a favorire l’impegno delle donne in politica avranno una riduzione sulle risorse a loro destinate dello 0,5% per ogni punto percentuale in meno rispetto alla soglia minima del 40 per cento di donne, ma non solo. Sono previsti anche dei tagli per i partiti che non destineranno almeno il 10 per cento di quanto ricevuto in iniziative tese ad aumentare la partecipazione della donna.
A dire no il Movimento 5 stelle. “Una legge truffa” l’urlo silenzioso dei pentastellati, che mostrano grandi cartelli con la scritta accusatrice tra i banchi del parlamento. “La solita – tuona Giuseppe D’Ambrosio – ridicola perpetuazione del magna magna – conclude – che consegna la politica alle lobby ed alla criminalità” . Ma sono contrari anche i voti di Sinistra ecologia e Libertà. Il partito di Vendola, infatti, si è espresso contro mentre invece, a sorpresa, arriva il voto favorevole della Lega Nord.
Adesso la decisione passa al Senato.