Un miliardo di euro, una cifra mostruosa per le casse di un ente pubblico. E’ questo l’ammontare del gettito Irpef che ogni anno viene a mancare alle casse della Regione siciliana a causa del lavoro nero. Una vera e propria emorragia di denaro quella riscontrata da Cgil e Fillea grazie alle elaborazioni del centro studi Cerdfos.
Un dato allarmante grande più di una finanziaria, un problema non solo economico, ma sociale, senza considerare il fatto che spesso al nero si accompagna una totale mancanza di sicurezza per l’incolumità dei lavoratori. “Quello del lavoro nero – dice Ivan Lo Bello, vice presidente per l’Education di Confindustria – è un tema fondamentale. In Sicilia in particolare si riscontrano percentuali maggiori rispetto al resto d’Italia, una realtà in crescita da molti anni. Aziende sempre più deboli, che non trovano la capacità di diventare competitive e criminalità sono le prime cause, ma non sono le sole. Le regole a volte assenti, a volte sbagliate, finiscono per favorire il lavoro nero in alcuni settori specifici, come ad esempio l’agricoltura. Un lavoro nero – conclude Lo Bello – che di certo non crea ricchezza, visto che i lavoratori sono quasi sempre sfruttati”.
L’agricoltura, infatti, è sul podio dei settori, in Sicilia, con la percentuale più alta di lavoro nero. Davanti ai suoi circa 32 mila lavoratori privi di garanzie contrattuali, sui 300 mila totali stimati, ci sono solo i 40 mila dell’edilizia. Medaglia di bronzo per il settore del manufattoriero. Oltre 200 mila, invece, i lavoratori in nero sparsi per le varie attività nel settore dei servizi.
“Quello dell’edilizia – afferma Michele Pagliaro, segretario generale della Cigil Sicilia – è forse il settore maggiormente colpito dalla crisi, tanto al livello della pubblica amministrazione, i cantieri per le opere pubbliche sono praticamente assenti; che a quello dell’edilizia privata. Più in generale, è corretto dire che in realtà il lavoro nero attraversa trasversalmente tutti i settori e che recuperare anche solo il 10% del miliardo di gettito di Irpef evaso, sarebbe un toccasana per qualsiasi amministrazione. Per fare ciò – continua Pagliaro – bisogna intensificare i controlli. Ecco, bisognerebbe fermarsi a riflettere, bisognerebbe che le istituzioni tornassero a svolgere un ruolo importante e che fossero messe in grado di farlo, cosa che oggi non possono fare, basti pensare alle convenzioni con i carabinieri del comando regionale, deputati a compiere i controlli sul lavoro, oggi scadute”.