Raffaele Lombardo, prima di entrare nell’aula del palazzo di Giustizia di Catania per l’udienza del processo nei suoi confronti per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale, ha rilasciato dichiarazioni nelle quali smentisce determinati capi d’imputazione: “Ho avuto 320 mila contatti telefonici in sette anni, compreso qualche messaggino, Considerate un 10% di messaggini e il resto di telefonate. Queste telefonate demoliscono le chiacchiere di Di Dio, il quale dice che io la sera precedente alle elezioni europee sarei stato da lui. Quella sera ero da tutt’altra parte perché il mio telefono è intercettato dalle celle della zona dei paesi etnei”.
“Credo che la Procura negli ultimi 20 anni – ha aggiunto Lombardo – abbia messo sotto controllo i telefoni di centinaia di persone: mafiosi, portaborse dei mafiosi, autisti, fiduciari, presta telefono. Non c’è una sola telefonata che mi interessa”.
“Ieri si è visto – ha concluso Lombardo – come la cosiddetta fuga di notizie che ha determinato in fondo gli articoli di primi giorni dell’esplodere di questa vicenda, in cui si parlò di tutto con dovizia di particolari, ha ispirato le dichiarazioni dei pentiti che, passate al vaglio della difesa, si sono rivelate un castello di carte, una serie sciocchezze che sono state abilmente demolite dalla prima all’ultima”.