Ancora una volta Confindustria e i sindacati sono d’accordo: la legge di stabilità allontana la ripresa. Per l’associazione degli industriali è indispensabile che gli interventi “siano disegnati in un arco temporale pluriennale e con dimensioni crescenti nel tempo”. Mentre Rete Imprese Italia, che rappresenta le Pmi, riduce a ”un’aspirina” le misure messe a punto dal governo. Dodici miliardi, secondo l’associazione, non sono lo “shock economico di cui l’Italia ha bisogno per uscire dalla recessione”.
“È una legge di stabilità che non incide sull’incremento della domanda interna, ossia sul maggiore problema del Paese, per indirizzarlo verso la crescita – dice Giovanni Catalano, direttore di Confindustria Sicilia – se continuiamo a guardare solo alla tenuta dei conti senza inserire misure incisive per la crescita, il risultato che otterremo sarà un decremento del Pil di 25 miliardi di euro come è già successo quest’anno e la Sicilia non si discosta dal resto dell’Italia in termini di crollo dei consumi. Effetto amplificato dal fatto che la nostra economia è già in caduta libera”.
Una manovra che non convince e “non centra l’obiettivo dell’equità”, secondo la Cgil. Un no deciso quello del sindacato che ha anche annunciato, per bocca del segretario generale Susanna Camusso di non escludere “il ricorso allo sciopero generale per protestare contro la legge di stabilita’ varata in nottata dal Governo. Il segretario generale ricorda anche “con la Cisl e la Uil abbiamo una piattaforma unitaria, nelle prossime ore vedremo come trasformare una mobilitazione in tutte le forme utili a sostenere la nostra piattaforma”.
Anche la Uil infatti è sul piede di guerra e bolla come “una finzione” la riduzione sulle tasse del lavoro, di conseguenza “anche la ripresa sarà una finzione”. L’unica cosa vera, conclude il sindacato guidato da Angeletti è “il permanere della disoccupazione”. Più morbida la Cisl che intravede dei segnali positivi in direzione di una riduzione delle tasse per i lavoratori anche se “occorrerebbe fare di più sul fisco”.
“Nella legge di stabilità non ci sono provvedimenti a sostegno dei pensionati e del lavoro dipendente in termini di riduzione del peso fiscale sul reddito – dice Michele Pagliaro, segretario generale della Cgil Sicilia. “Queste categorie – continua – sono quelle che hanno maggiorrmete pagato la crisi”. In più, secondo Pagliaro, “manca il tratto dell’equità perché stiamo parlando di una riduzione della pressione fiscale dell’1 per cento e, visto anche il recente aumento dell’Iva, è davvero troppo poco”. Nell’ambito della spending review poi “non si sta facendo molto – sottolinea Pagliaro – se si pensa che ridurre le spese del 10 per cento comporterebbe il recupero di ben tre miliardi”.
Le reazioni di Confindustria e dei sindacati e smorzano l’entusiasmo con cui il premier Enrico Letta e il vicepremier Angelino Alfano avevano presentato la legge di stabilita’. Il governo aveva puntato su tre misure chiave: nessun taglio alla sanità, riduzione del cuneo fiscale per 2 miliardi e mezzo e da qui al 2016 5,6 miliardi alle imprese e 5 miliardi ai lavoratori.