Futuro a rischio per i 160 lavoratori dell’Ansaldo Breda di Carini e i 250 operai dell’indotto. Lo denunciano Fim, Fiom e Uilm. I sindacati riferiscono che “Ansaldo Breda preferisce dare lavoro a ditte esterne anziché alla fabbrica, un segnale evidente della strategia di disimpegno nei confronti dello stabilimento”. L’azienda, sottolineano ancora i sindacati, a metà novembre rimarrà senza carico di lavoro e questo induce i rappresentanti di categoria a temere per il futuro del sito industriale. “A Reggio Calabria l’azienda paga penali perché la fabbrica del gruppo non riesce a rispettare i tempi di consegna di una commessa – sottolineano ancora i delegati aziendali – abbiamo chiesto ad Ansaldo Breda di assegnare parte di quel carico di lavoro alla fabbrica di Carini, ma in modo incredibile il gruppo preferisce affidare l’attività a ditte esterne. Cosa c’è dietro questa scelta?”.
Fim, Fiom e Uilm il 18 ottobre hanno organizzato un’assemblea aperta ai rappresentanti delle istituzioni per spiegare quali sono le reali condizioni della fabbrica e rappresentare il timore che il sito possa essere scorporato dal gruppo AnsaldoBreda, controllato da Finmeccanica, dunque dallo Stato. “C’è una partita politica e c’è una partita industriale da giocare – affermano le Rsu – La Regione e le forze politiche facciano il loro dovere nei confronti dello Stato, spiegando al governo Letta che abbandonare Carini significherebbe un nuovo colpo mortale all’industria in Sicilia dopo la vicenda Fiat di Termini Imerese. Il sindacato farà la sua parte, siamo pronti a difendere in ogni modo la nostra fabbrica e il nostro posto di lavoro”.