La riorganizzazione di Cosa Nostra nella provincia occidentale di Palermo è stata smantellata dopo l’arresto di sette affiliati alle famiglie mafiose di Montelepre e Monreale. L’operazione è un ulteriore approfondimento dell’indagine di più ampia portata, denominata “Nuovo Mandamento” e che ha portato alla scoperta della nuova sovrastruttura di coordinamento, individuata nell’area di Camporeale, dei due storici mandamenti mafiosi di San Giuseppe Jato e Partinico. Già nel corso di due precedenti operazioni, ad aprile e settembre, erano state arrestate altre 53 persone.
Tra gli ultimi arrestati spiccano i nomi di Antonino Lombardo, 65 anni, figlio del boss storico Vincenzo e padre di Giuseppe, reggente della cosca in due diversi periodi tra il 2011 e il 2012, di Giacomo Maniaci, 37 anni, reggente del mandamento dal novembre del 2011 a marzo 2012, di Giuseppe Cucchiara, 53 anni, co-reggente della cosca, dell’ultrasettantenne, Santo Abbate, vicecapomafia dall’estate del 2011 al novembre del 2011 e Vincenzo La Corte, 27 anni, della famiglia mafiosa di Monreale e responsabile della decina di Pioppo. In manette anche Salvatore De Simone, 57 anni, accusato di concorso in estorsione, autista dell’ex sindaco Giacomo Tinervia, zio di Lombardo, e Raimondo Liotta, 47.
Le indagini dei carabinieri, oltre a ricostruire i vari assetti della famiglia mafiosa dal 2011 a oggi, epoca in cui fu scarcerato il boss di Camporeale, Antonino Sciortino, e iniziò la riorganizzazione del mandamento, hanno permesso di ricostruire le vicende di un imprenditore locale sottoposto ad estorsione nell’ambito del rifacimento esterno della palestra comunale. Inoltre è stato messo in luce il tentativo di estorsione nei confronti di un altro imprenditore di Giardinello che si stava occupando della costruzione di un parcheggio multipiano per conto del Comune di Montelepre. Ricostruito anche un furto di bestiame a un allevatore della provincia di Trapani. Decisiva, per la conclusione positiva dell’inchiesta, la collaborazione dei due imprenditori vessati.
Vittorio Teresi, procuratore aggiunto e coordinatore delle indagini ha voluto sottolineare come “Cosa Nostra in provincia continua a gestire le attività tipiche degli ultimi anni, come il controllo dei giochi online tramite videopoker, e quelle tipiche di cinquant’anni fa come l’abigeato, ovvero il furto di bestiame. Questo perché la mafia tende a trarre ogni possibile beneficio da tutto ciò che il territorio offre”.
Teresi ha lanciato anche una sorta di “appello” agli esponenti mafiosi che si trovano attualmente dietro le sbarre e a coloro che continuano l’attività sul territorio: “Mi chiedo come queste persone continuino a intrattenere rapporti con elementi dello Stato e delle istituzioni che continuano a far carriera mentre loro rimangono in carcere sommersi di ergastoli. Sarebbe ora di recidere questo legame, anche perché la mafia ne esce sempre perdente”. Non se ne parla ma la parola “trattativa” risuona pur non essendo stata ancora pronunciata. Lo stesso procuratore conclude con un’affermazione forte: “Bisogna decidere da che parte stare, se con le istituzioni o con i mafiosi. Io stesso sono convinto che la trattativa tra Stato e mafia ci sia stata, altrimenti non potrei sostenere l’accusa in quanto coordinatore dei pubblici ministeri”.