Maltrattamenti, abbandono di incapaci, sequestro di persona, violenza privata, lesione personale e truffa. Sono i capi di imputazione con i quali sono stati arrestati il titolare,Paolo Luciano Tomaselli, il suo collaboratore Carmelo Murasò, entrambi condotti in carcere. Oltre a loro finiscono ai domiciliari anche due operatrici della casa di riposo “Sant’Antonio Abate – Ex Villaggio del fanciullo” di Villaggio Pergusa, alle porte di Enna. Una terza donna è stata denunciata a piede libero. La struttura ospitava circa sessanta anziani tenuti in condizioni disumane e di grave abbandono. Ad alcuni di loro, affetti da malattie degenerative, sono stati somministrati anche dei potenti sedativi.
Per non parlare della truffa che avrebbero subito altri ospiti della struttura. Non avendo legami di parentela effettivi venivano raggirati dai gestori della casa di riposo che accreditavano sui propri conti correnti il frutto delle pensioni degli anziani o i guadagni di tutta una vita. A far scattare le indagini sono stati due ex dipendenti che hanno aperto una breccia in questo lager.
Gli agenti della Guardia di finanza insieme ai servizi sociali del comune, hanno guidato le operazioni per risistemare gli anziani o i disabili presenti nella struttura in altre case accreditate. L’indagine è partita da una segnalazione che ha poi avuto riscontro grazie a una serie di intercettazioni ambientali e tecniche che hanno portato agli arresti di oggi. Tomaselli aveva già acquistato un ex albergo a Pergusa, dove voleva aprire una casa di riposo a 5 stelle con annessa casa albergo.
Non è il primo caso di questo genere che sfrutta le condizioni particolari di persone avanti con gli anni. In un settore dove tantissime strutture approfittano della mancanza di controlli per operare totalmente al di fuori delle regole. Lo sa bene e lo denuncia continuamente, Alberto De Santis, presidente dell’Anaste, Associazione Nazionale Strutture della Terza Età: “Ci troviamo a vedere casi di maltrattamenti continuamente. La casa di riposo di Enna non era tra le nostre affiliate. Per quanto ci riguarda – chiarisce De Santis – noi provvediamo subito ad allontanare i nostri affiliati. Basta una semplice segnalazione dalle forze dell’ordine e spediamo immediatamente la nostra lettera di allontanamento. Per non parlare di quante volte ci siamo costituiti parte civile contro chi si rendeva protagonista di questi episodi”.
Ci sono poi alcuni casi in cui non si tratta nemmeno di case di riposo vere e proprie: “In tanti ne approfittano – spiega De Santis – e dopo essersi costituiti, ad esempio, come case famiglia cominciano a operare nel nostro settore in piena concorrenza sleale”. Questi competitori, infatti, “non pagano contributi, danno stipendi da fame (quando li corrispondono), non pagano Irpef, solo per fare degli esempi. Di conseguenza approfittano di questa situazione per dare un servizio economico e competitivo ma scadente”.
E allora quali sono i consigli da seguire per chi si appresta a scegliere una casa di riposo per un proprio caro. “E’ presto detto – risponde De Santis -: Basta osservare piccoli, ma decisivi, particolari. In primis la possibilità di visitare costantemente e senza limiti di orario gli anziani. Se questo non accade allora diventa un campanello d’allarme; sicuramente l’igiene. Si percepisce immediatamente se un luogo è stato tenuto come si deve oppure no. Si capisce benissimo anche quando qualcuno cerca di sovrapporre deodoranti ai cattivi odori. Infine la sensibilità degli operatori verso i parenti. Una caratteristica che potrebbe dare un’idea di come poi verranno trattati gli ospiti della struttura”.