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Italia brutta e fortunata in Danimarca

Un copione già scritto. Una partita dall’esito piuttosto scontato. Queste e altre non dissimili possono essere le definizioni in una frase di Danimarca-Italia, penultima partita delle qualificazioni mondiali azzurre. L’Italia con la testa e le gambe è già in Brasile e si è visto per tutti i novanta minuti più recupero.

Prandelli non aveva la formazione tipo da poter schierare e le differenze tra gli undici base e i rincalzi si sono viste abbastanza. Fuori, per motivi vari, Pirlo, Balotelli, Barzagli, Maggio e De Rossi; a mezzo servizio Montolivo e Marchisio, causa recupero non ancora ottimale dai rispettivi infortuni, ed ecco che l’alibi è servito.

Alibi per una prestazione scialba, al di sotto delle attese, contro una Danimarca ben lontana parente dai fasti della “Danish Dynamite” degli anni ’80-’90. Ai danesi è bastata una doppietta di uno scarto del nostro campionato: quel Nicklas Bendtner tanto sbertucciato nella sua infelice stagione bianconera. Due colpi di testa perentori, con un Balzaretti non esente da colpe,  ed ecco ribaltate le sorti del match dopo il vantaggio di Osvaldo.

Quest’ultimo è stata una delle poche note liete della serata. Autore di uno splendido goal: stop che gli permette di superare Agger e gran siluro di destro. Un concentrato di tecnica, precisione e potenza. per non parlare del ruolo decisivo nell’azione del 2-2 finale dove è roiuscito a contraollare un buon pallone in area e a scagliare il tiro che un sorpreso Aquilani ha deviato in rete in perfetto stile da biliardo. Nonostante il brutto avvio della sua esperienza inglese al Southampton, l’italo-argentino ha dimostrato di poter essere un’ottima alternativa a Balotelli. O addirittura un perfetto attaccante di complemento per la punta del Milan. In attesa di rivedere il miglior Pepito Rossi.

Per il resto è stata un’Italia al piccolo trotto, da minimo sindacale. Che ha offerto sbadigli per larghi tratti della partita. La Danimarca, di contro, ha cercato di fare quel che è stato possibile per il materiale umano a disposizione. Il fatto che il centravanti titolare sia quel Bendtner dalle polveri sempre bagnate, la dice lunga. Il poderoso centravanti, però, in Nazionale riesce sempre a trovare quelle motivazioni per fare molto bene.  Eriksen è una spanna sopra gli altri dal punto di vista tecnico e si vede. Ma la voglia di tenere accesa l’ultima fiammella di speranza per il Mondiale ha consentito ai biancorossi di gettare il cuore oltre l’ostacolo. La vittoria era decisamente meritata, ma il calcio a volte è strano e premia oltremodo una Italia brutta e lontana parente di quella Nazionale da secondo posto agli Europei. Ma si sa, quando mancano le motivazioni gli azzurri si sgonfiano. In Brasile sarà tutta un’altra storia. Intanto, stasera, prandelli può dire di avere ritrovato un buon Thiago Motta, un Chiellini sempre baluardo e un De Silvestri discreto rincalzo. Oltre al panzer Osvaldo naturalmente.

Martedì si giocherà l’ultima partita contro un’Armenia nettamente alla portata. Bisognerà vincere per assicurarsi il posto tra le teste di serie. Basterà come motivazione?

Domenico Giardina

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Domenico Giardina
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