Il bosone di Higgs vale un premio Nobel: lo scienziato che ha dato il nome alla particella cercata per oltre 50 anni viene insignito del premio per la fisica insieme al collega François Englert. Ma questo è un premio un po’ italiano: il bosone di Higgs è stato osservato al Cern, il Centro europeo di ricerca nucleare di Ginevra, dove dal 1964 – anno in cui a Higgs venne l’idea – migliaia di ricercatori italiani hanno lavorato per scovare il bosone.
Il professore di Edimburgo, lo scienziato senza cellulare e con un computer da un paio di anni, è arrivato alla sua scoperta grazie a una serie di colpi fortunati: il suo studio iniziale del 1964 venne respinto dalla più illustre rivista scientifica dei tempi, Physics Letters, ma venne pubblicata dalla rivale Physical Review Letters. Il giorno stesso in cui la rivista ricevette la lettera con lo studia, arrivò una ricerca molto simile dei due scienziati belgi François Englert e Robert Brout (morto nel 2011).
Le differenze tra i due studi? Englert e Brout avevano descritto come le particelle elementari siano dotate di massa, a Higgs teorizzò l’esistenza di una nuova particella. Quel Bosone che adesso l’ha portato alla conquista del premio Nobel e che ha formato tutta una nuova generazione di fisici che lavorano con motori e acceleratori alla scoperta di cosa c’è al di là della materia conosciuta. E al momento, a Lhc lavorano 10 mila scienziati di cui quasi un terzo italiani: una vittoria dal gusto nazionale.
Guido Tonelli e Fabiola Gianotti sono i due scienziati italiani rimasti esclusi dalla premiazione: il motivo è spiegato nella proclamazione, il Nobel non può andare a più di due persone, ma i nostri rappresentanti sono stati menzionati.