BARI, 7 OTTOBRE 2013 – Maxi operazione della Guardia di Finanza di Bari con il Corpo forestale dello Stato: 60 persone indagate, due agli arresti domiciliari per l’appalto della costruzione del nuovo porto di Molfetta, in provincia di Bari.
Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e reati ambientali.
Tra gli indagati, il presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama, il senatore Antonio Azzollini (Pdl). Azzollini è stato sindaco della cittadina del Barese all’epoca dei fatti oggetto delle indagini.
L’appalto è stato vinto nel 2007 ma ancora non è stato realizzato. Le indagini hanno accertato che per la realizzazione della diga foranea e del nuovo porto commerciale di Molfetta è stato veicolato in favore del Comune, un ingente quantitativo di denaro pubblico: oltre 147 milioni di euro, 82 milioni dei quali sino ad ora ottenuti dall’ente comunale, a fronte di un’opera il cui costo iniziale era previsto in 72 milioni di euro.
L’opera non solo non è stata finora realizzata a causa della presenza sul fondale antistante il porto di migliaia di ordigni bellici, ma non esiste nemmeno la possibilità che i lavori possano concludersi nei termini previsti dal contratto di appalto assegnato ad un’Ati composta da tre grandi aziende italiane: Cmc (capofila), Sidra e Impresa Cidonio.
Secondo l’accusa, dal Comune di Molfetta, pur sapendo dal 2005 (circa due anni prima dell’affidamento dell’appalto) che i fondali interessati dai lavori erano impraticabili per la presenza degli ordigni, hanno attestato falsamente che l’area sottomarina erano accessibile.
In questo modo si è consentita illegittimamente la sopravvivenza dell’appalto e l’arrivo di nuovi fondi pubblici, sono state fatte perizie di variante ed è stata stipulata nel febbraio 2010 una transazione da 7,8 milioni di euro con l’Ati appaltatrice