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Giornalista arrestato per diffamazione: ha otto condanne

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Arrestato il giornalista Francesco Cangemi per le otto sentenze emesse da diversi tribunali in gran parte per il reato di diffamazione

 

REGGIO CALABRIA, 6 OTTOBRE 2013 – Sono otto le sentenze emesse, dal 2007 al 2012, a carico del giornalista di 79 anni, Francesco Gangemi nei tribunali di Reggio Calabria, Cosenza e Catania, in gran parte per il reato di diffamazione.

 

Solo in un caso, Gangemi, è stato condannato per falsa testimonianza, ed è la vicenda fa riferimento all’attività politica del giornalista che ha anche ricoperto la carica di sindaco di Reggio Calabria, per poche settimane, agli inizi degli anni ’90 in un periodo travagliato per la città calabrese dello Stretto.

 

L’arresto di Gangemi, è stato eseguito dagli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria, città dove il giornalista risiede, su provvedimento emesso dalla Procura generale di Catania a firma del sostituto procuratore generale Elvira Tafuri perché l’ultima sentenza, passata in giudicato, è quella del 21 novembre del 2012 emessa dal tribunale della città etnea. Gangemi, dopo l’arresto, è stato condotto in Questura e successivamente, nel carcere di Reggio Calabria.

 

Nel provvedimento di arresto si legge che Gangemi ”ha omesso di presentare l’istanza per la concessione delle misure alternative alla detenzione nei termini prescritti”. Da qui la sospensione della revoca e la carcerazione.

 

“Sia il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a risolvere questo caso del giornalista Gangemi così come ha giustamente fatto recentemente per il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, commutando la pena detentiva in pecuniaria”. Lo chiede il leader del movimento Diritti civili Franco Corbelli.

 

”Il presidente Napolitano – afferma Corbelli – sono certo che avrà la stessa attenzione e adotterà l’identico provvedimento utilizzato per evitare il carcere al direttore del Giornale. Una cosa è certa: un giornalista non si dovrebbe mai arrestare per un reato di diffamazione. E’ una aberrazione legislativa e giuridica che il Parlamento, con una apposita legge, ha il dovere di cancellare. Se poi il giornalista è
anziano, ha quasi 80 anni, ed è malato, come nel caso di Gangemi, non lo si può tenere in carcere neppure per un giorno. Per un fatto non solo di giustizia e di incompatibilità con il regime carcerario, ma di umanità”.

 

“Superata la crisi istituzionale del caso Sallusti la politica si è acquietata e cincischia sulla depenalizzazione del reato di diffamazione a mezzo stampa. Intanto i giornalisti in carcere ci vanno davvero. Accade ora a Francesco Cangemi, 79 anni che deve scontare due anni di pena

residua”. E’ quanto si afferma in una nota dell’Unci, l’unione dei cronisti italiani.

 

“Il reato che lo ha fatto rinchiudere in carcere, ad una età che è vietata dalla legge – prosegue la nota – è la diffamazione a mezzo stampa durante la direzione del periodico ‘Il Dibattito’ e il rifiuto di rivelare la fonte delle proprie notizie. Comportamenti tutti ritenuti perfettamente legittimi dalla Corte dei diritti di Strasburgo che ha ripetutamente affermato che nessuno Stato può ostacolare la funzione di ‘cane da guardia della democrazia’ dei giornalisti”.

 

“L’Unione cronisti – conclude la nota – sottoscrive pienamente l’appello del segretario della Fnsi Franco Siddi al Parlamento perché superando tatticismi e veti incrociati si decida a varare una normativa in linea con i principi di civiltà giuridica europea”.

Redazione

Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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