La legge Bossi-Fini, cronaca di una polemica annunciata

di Redazione

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La legge Bossi-Fini, cronaca di una polemica annunciata

| sabato 05 Ottobre 2013 - 19:04

immigrazione-bossi-fini

Non si parla d’altro da tre giorni, dalla maledetta mattina di giovedì. Ma cosa prevede la normativa in tema di immigrazione e asilo in Italia?

 

PALERMO, 5 OTTOBRE 2013 – Centoundici vittime, duecentocinquantatre dispersi. La strage del mare di Lampedusa è senza dubbio una strage dell’uomo. L’uomo che costringe l’altro uomo ad abbandonare la terra natia, perché la violenza e l’orrore fanno più paura di un’immensità d’acqua che potrebbe diventare la tua tomba.

 

Ma queste tragedie che dovrebbero essere senza parole, vengono accompagnate come sempre da una lunga lista di polemiche. Sul piatto della bilancia questa volta, la tanto discussa Bossi-Fini: una legge del secondo governo Berlusconi, varata nel 2002 e sostitutiva della normativa già esistente Turco-Napolitano. Una legge ideata appunto dall’ex leader di Alleanza Nazionale e quello della Lega Nord, primi firmatari di una normativa che tutti hanno attaccato da quando è stata chiara la portata del disastro di Lampedusa.

 

Il ministro Kyenge ne ha chiesto la cancellazione, il presidente del Senato Grasso ha dichiarato la necessità di un “temperamento” della legge, il presidente della Camera Boldrini ha detto perentoria: “Niente dovrà essere come prima”, il capo di Stato Napolitano ha intimato: “Subito leggi per i profughi”, il segretario del Pd Epifani ha dichiarato “Legge figlia della paura”. Ma come funziona la legge vigente e quali sono i punti più criticati?

 

Espulsione: la Bossi-Fini prevedere l’espulsione degli immigrati irregolari, ovvero coloro che non sono in possesso del permesso di soggiorno e documenti di identità validi, per via amministrativa: è il prefetto della provincia in cui viene rintracciato l’individuo a mettere in atto l’espulsione, eseguita immediatamente con accompagnamento alla frontiera. Prima però possono essere trasferiti nei centri di permanenza temporanea – previsti dalla Turco-Napolitano – dove vengono identificati e poi respinti, tra i 30 e i 60 giorni.

 

Permesso di soggiorno: lo ottiene solo chi ha un contratto di lavoro. È fondamentale per l’ingresso e il soggiorno in Italia, due due anni per i contratti a tempo indeterminato, uno negli altri casi. Senza lavoro, l’individuo è costretto a rientrare in patria. Gli anni necessari per ottenere la certezza di poter restare in Italia.

 

Impronte digitali: l’obbligo di rilevamento e di registrazione delle impronte digitali avviene per coloro che avranno il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno.

 

Respingimento in acque extraterritoriali:l’obiettivo sarebbe quello di non far attraccare i barconi sul suolo italiano, il risultato è evidentemente un altro. Sui barconi della speranza spesso vi sono rifugiati politici e individui aventi diritto all’asilo o a prestazioni di cure mediche. Se non toccano piede a terra non possono ricevere nulla di tutto ciò: a quel punto i migranti sono costretti a gettarsi in acqua, tentando di arrivare a riva a nuoto. La legge di per sé rischia di violare l’articolo 18 della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, secondo cui gli stati membri non possono rinviare i migranti in paesi dove vengono perseguitati o dove rischiano la vita.

 

Reato di favoreggiamento: il Testo unico sull’immigrazione prevede il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Chiunque faccia mettere piede sul suolo italiano a un migrante senza il permesso d’ingresso può essere processato. Il famoso “protocollo” per cui la Guardia costiera o i pescherecci non possono – per legge – aiutare uomini, donne e bambini in pericolo di vita in mare.  

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