Linea dura della presidente della Camera in conferenza stampa da Lampedusa invoca il cambiamento della legge sull’immigrazione e richiama l’Europa, affinché prenda una posizione con una politica comune.
PALERMO, 4 OTTOBRE 2013 – Una Laura Boldrini agguerrita, che non bada a giri di parole, quella che è intervenuta in conferenza stampa da Lampedusa, dopo aver visitato l’hangar in cui sono custoditi i corpi dei disperati sottratti al mare che li aveva presi lo scorso tre ottobre nell’ormai noto naufragio. “Bisogna cambiare la legge italiana sull’immigrazione – dice la presidente della Camera – siamo di fronte ad un fenomeno che cambia continuamente. Nulla deve essere più come prima, e la responsabilità deve essere di tutto il Parlamento. L’unico reato non è la clandestinità, è l’omissione di soccorso”.
La Boldrini vanta oltre venticinque anni di esperienza tra le file dell’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni unite che si occupa dei rifugiati. “Bisogna proteggere i richiedenti asilo – Continua la presidente – non bisogna rendere note le loro generalità per proteggere le loro famiglie in patria. Serve una cabina di regia sull’immigrazione. Dovremo riconsiderare le nostre politiche nei confronti dei paesi d’origine dei profughi. Dobbiamo chiederci perché questo accade? Perché migliaia di somali ed eritrei scappano dai loro paesi? Dobbiamo portare sui tavoli questi perché. Perché affrontano la roulette russa nel mediterraneo? Chi sono quei giovani che arrivano sulle nostre coste? Sono coperti per proteggere i loro familiari?”.
Poi il pensiero rivolto verso l’Europa. “Sull’Europa vorrei dire una cosa – prosegue Laura Boldrini – noi siamo Europa e in Europa ci sono 28 stati membri con 28 legislazioni diverse in tema di richiedenti asilo. Se non si cede sovranità non si arriverà mai all’unione, all’armonizzazione. Mi piacerebbe sapere che a Lampedusa c’è un centro gestito da esperti di diritto d’asilo, che accolgano i migranti e li smistino in Europa, ma non è così. “Quanto accade non è un’emergenza, si deve andare alla causa del problema. Non si può agire di volta in volta, altrimenti bisognerà lavorare sempre sull’emergenza, le buone pratiche vanno messe a sistema. L’esperienza va valorizzata”.