Con 435 sì il premier Enrico Letta ottiene la fiducia anche alla Camera

di Redazione

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Con 435 sì il premier Enrico Letta ottiene la fiducia anche alla Camera

| mercoledì 02 Ottobre 2013 - 14:13

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Il presidente del Consiglio ottine la fiducia anche alla Camera. Durante il suo discorso aveva ribadito i punti programmatici esposti in mattinata al Senato, sottolineato un punto focale: “Questo esecutivo sopravvivrà a qualsiasi pressione”.

 

ROMA, 2 OTTOBRE 2013 – Dopo aver incassato la fiducia al Senato con 235 voti favorevoli e 70 contrari, Enrico Letta si presenta alla Camera dove ottiene 435 sì e 162 no. 

 

Letta alla Camera dei Deputati ha ribadito i punti programmatici già presentati questa mattina al Senato.

 

Queste le prime parole del presidente del Consiglio in apertura di discorso: “Voglio ripartire dal punto essenziale: noi cinque mesi fa ci siamo trovati qui in una situazione drammatica”.

 

Letta ha chiamato in causa il presidente della Repubblica, ricordando all’emiciclo il discorso fatto al momento dell’insediamento: “Il capo dello Stato fece a tutti noi un discorso dalla chiarezza cristallina e di una durezza evidente da cui voglio ripartire. C’è la necessità – ha spiegato Letta – di un governo forte per affrontare rapidamente le tre esigenze che sono ancora oggi tutte qui: l’impasse istituzionale, la crisi economica e il rapporto con l’Europa”.

 

Il premier riconosce che molto si poteva fare e non è stato fatto da un punto di vista di approvazione delle leggi, a partire dalla legge elettorale, da lui stesso criticata in aula.

 

Ma ecco anche un elenco di ciò che di buono, secondo il premier, è stato fatto fino ad ora. mezzogiorno, tagli alla spesa, incentivi per l’assunzione di giovani, interventi per aiutare le famiglie, per il diritto allo studio, per disabili e mondo del lavoro sono alcuni dei temi toccati. In particolare ribadisce che con i provvedimenti del governo sulle assunzioni giovanili “mentre siamo qua dentro a parlare in 1500 hanno già trovato lavoro”.

 

“Riprendere il filo del lavoro più forti e più coesi, a patto che il risultato del voto di stamattina sia un risultato come lo intendo io. Non esiste collegamento tra una vicenda giudiziaria personale e l’attività di governo. Il governo non casca di fronte a nessun tipo di ricatto” ha ribadito Letta, forte del voto conseguito in mattinata e che lo pone in una posizione di vantaggio, completamente opposta rispetto a quella di stamattina. Infine ci ha tenuto a ribadire che non si considera “un presidente del Consiglio in carica solo perché non esiste una legge elettorale adeguata”.

 

“Io son convinto che il dialogo sia possibile tra chi ha spalle larghe. Chi ha identità deboli si nasconde”. Questo il commento di Letta in riferimento ai rapporti che si dovranno tenere tra le varie forze della coalizione. Il premier conclude parlando di “giorno storico per la democrazia, date le nuove condizioni di chiarezza stabilite”.

 

“Spero che oggi ci sia veramente un cambio di passo – ha aggiunto Letta -, a partire dal rilancio dell’economia. Vogliamo essere fieri di essere il secondo Paese manifatturiero d’Europa. Vogliamo fare delle cose per far ripartire la nostra economia”.

 

Letta chiude il suo discorso con un appello ai parlamentari affinché si dia “una risposta a quelle centinaia di messaggi che ho ricevuto e che sottolineano la fine della pazienza dei cittadini. Per questa mancata attenzione a tutti i problemi che questo Paese ha, a partire dall’occupazione giovanile, dalle riforme incompiute. Oggi abbiamo fatto un passo avanti dimostrando coesione e posso assicurare che questa volta la fiducia che il Paese ci vorrà dimostrare sarà ben riposta”.

 

Intanto in conferenza dei capigruppo i deputati Pdl “dissidenti” avrebbero l’intenzione di costituire un gruppo autonomo alla camera. Tra i 26 che andrebbero a costituire il gruppo degli “alfaniani”, oltre al vicepremier, spiccano quelli di Fabrizio Cicchitto, Nunzia De Girolamo, Beatrice Lorenzin e Maurizio Lupi. Quagliariello però ci tiene a precisare che “i ministri sono estranei alla formazione del nuovo gruppo”.

 

Alfano, intanto, conferma che “la frattura c’è stata, inevitabilmente, ma non è ancora irreparabile. L’affetto con Berlusconi non può venir meno”. Il segretario del Pdl potrebbe incontrare il cavaliere già in serata per fare il punto della situazione. Al momento, tra Senato e Camera, dovrebbero essere più di 50 i parlamentari dissidenti. Rispettivamente 25 e 26.

 

Nel frattempo il Pdl ha dato il via a una raccolta di firme che viene interpretata come una conta interna al partito. Ufficialmente viene fatta per sottoscrivere il cambiamento di nome del gruppo in “Forza Italia-Pdl”, ma secondo fonti interne, l’obiettivo sarebbe quello di capire chi è dentro è chi rimane fuori dopo gli ultimi avvenimenti.

 

Dopo la replica del presidente del Consiglio sono partite le dichiarazioni di voto dei deputati.

 

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